La decisione di Carola Rackete di violare le leggi italiane e della navigazione e condurre la Sea Watch 3 nel porto di Lampedusa per preservare la vita dei 42 migranti a bordo – abbandonati in mezzo al mare da 14 giorni – ha fatto levare la voce aggressiva, rancorosa e minacciosa del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il capo del Viminale ha definito la comandante una sbruffoncella e dichiarato che le forze dell’ordine saranno schierate in massa presso lo scalo siciliano e che in ogni modo gli stranieri non saranno identificati, insomma, non saranno accolti e smistati dall’Italia e quindi potranno vagare in giro per l’Europa.
Prese di posizioni, cinismo ed estrema durezza di un importante membro di governo. Ciò che colpisce, però, è il silenzio rimbombante attorno al leader della Lega.
Ai suoi proclami, infatti, non c’è una voce – sia nella compagine governativa che dell’opposizione – che faccia da contraltare o ne attenui la spinta aggressiva.
Matteo Salvini è un uomo solo alla consolle di comando. E’ nei fatti il padrone dell’esecutivo e spesso deborda, straripa e si trasforma in padrone assoluto.
Non è passata inosservata anche la sua doppia partecipazione (puntate di martedì e mercoledì) alla trasmissione ‘Porta a Porta’ con un gradevole Bruno Vespa a confezionare passaggi ed assist.
Il capo del Carroccio non parla solo degli immigrati e della Ue ma soprattutto di altro ed a nome suo ovvero di vero Presidente del Consiglio. Non è casuale lo scivolamento di Salvini su altri temi e guarda caso di specifica competenza del Movimento 5 Stelle e in particolare di Luigi Di Maio.
Si, Salvini parla di lavoro, di imprese che chiudono, delle vertenze dell’Ilva, dell’Alitalia, della Whirlpool, Mercatoneuno e Jabil.
Sibillino e con astuzia più volte ripete a Vespa : “Luigi su questa vicenda mi ha rassicurato. Del resto è lui il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Non entro nel merito ho già troppe cose da fare al Viminale. Se lui mi ha detto che su alcune vertenze non c’è pericolo per i lavoratori, io devo credergli”.
Anticipa i contenuti della manovra finanziaria, i provvedimenti cari alla Lega come l’abbassamento delle tasse, i progetti per le famiglie, il rilancio di quota 100, le infrastrutture da realizzare, passando per l’autonomia differenziata. Una lunga cantalina senza curarsi minimamente dell’alleato – ancora maggiore azionista – del governo Gialloverde.
Matteo Salvini deborda detta l’agenda a Luigi Di Maio, esercita una pressione psicologica, rende i Pentastellati succubi e l’esecutivo a trazione leghista.
Strategia lucida e mentre si mostra rassicurante incalzato ad arte da Vespa con tranquillità e naturalezza non esclude il ritorno alle urne e la totale assunzione di responsabilità della guida del Paese.
Sembrava un’Italia da Terza Repubblica con un sistema tripolare mentre invece si sta progressivamente scivolando a un sistema a partito unico.
Opposizione non pervenuta.
Arnaldo Capezzuto