Maria Licciardi detta la ‘piccolina’, la boss in gonnella di Secondigliano, quartiere a Nord di Napoli, non è più ricercata. Tecnicamente non è più latitante.
La storia è paradossale e non mancherà di suscitare accese polemiche. Maria Licciardi, sorella del defunto boss Gennaro detto a’ scigna, fondatore della famigerata ‘Alleanza di Secondigliano’, costituita dalle famiglie criminali Contini, Licciardi e Mallardo da 15 giorni andava fuggendo.
In coincidenza con l’emissione di una custodia cautelare che ha portato dietro le sbarre 126 tra capi, gregari e affiliati della federazione di clan della Masseria Cardone, casualmente la ‘piccolina’ un attimo prima che le forze dell’ordine nel cuore della notte facessero irruzione nel bunker e bussassero alla sua porta, si è allontanata temporaneamente.

Scomparsa nel nulla. Volatilizzata. Sparita. Maria Licciardi ha la caratura della madrina di camorra, una donna sanguinaria e di elevato spessore criminale raccontano le inchieste. A lei vengono attribuiti oltre 100 omicidi.
Il mondo che circonda la boss in gonnella è sommerso. Se per un lungo periodo i più distratti erano ‘rapiti’ dall’escalation delle ‘stese’, del presunto potere delle cosiddette ‘paranze dei bimbi’ e dalla prevaricazione delle nuove baby gang emergenti, sotto la cenere covava il vecchio potere dei clan storici.
Nell’immaginario collettivo e non solo sembrava che ormai i padrini di un tempo non esisteva più. Così non era.
Il maxi blitz contro ‘Alleanza di Secondigliano’ ha dimostrato la forza, la mutazione e l’adattamento della camorra degli anni Ottanta ai tempi moderni. Una camorra-sistema che conserva vecchie regole, sguardo strategico criminale e una forza di penetrazione negli strati della società e delle istituzioni.
Dall’inchiesta della Dda è emerso, infatti, il controllo totale di pezzi di città da parte dell’Alleanza di Secondigliano’.
La federazione dei clan addirittura negli anni disponeva dell’ospedale San Giovanni Bosco con annessi servizi e prestazioni erogate. Gestiva – in pratica – la governace del nosocomio: vera e propria base logistica delle cosche di Napoli Nord.
Maria Licciardi da oggi pomeriggio può anche tornare a casa. Non è più ricercata, non è più latitante.

La madrina della camorra, ha finito di essere uccel di bosco. Il tribunale del Riesame di Napoli, infatti, accogliendo la richiesta del penalista Dario Vannetiello, ha revocato la misura cautelare in carcere.
La Procura quasi sicuramente si opporrà alla decisione del Riesame. Nelle carte della Dda è acclarato che la ‘piccolina’ ricopre un ruolo apicale nell’organizzazione criminale. Nonostante fosse stata detenuta per un lungo periodo per espiare altre condanne, attorno alla Licciardi ruotava la federazione in collaborazione con Francesco Mallardo e Edoardo Contini.
I vari collaboratori di giustizia parlando della Licciardi come di un capo carismatico, decisionista e con uno sguardo strategico e cinico. La ‘boss in gonnella’ è posta su di un piano di assoluto vertice in ‘Alleanza di Secondigliano’ e della camorra in generale.
Ciò che colpisce è il potere che gestisce questa donna e non solo nell’ambito criminale ma negli strati della società, tanto da godere di un grosso consenso sul territorio e di una rete di fiancheggiatori insospettabili.
Lei è al centro di un’organizzazione concentrica fatta di fedelissimi tra loro dipendenti dello Stato infedeli, colletti bianchi e da una vasta area grigia di insospettabili che attraverso il prestigio criminale, la forza intimidatrice e militare della ‘piccolina’ traggono vantaggi e servizi propri.
Questa è la vera camorra, una sorta di Stato parallelo che regola, organizza, eroga servizi legali e illegali, differenzia investimenti, ripulisce i capitali e attrae a se pezzi della società, delle istituzioni e del livello dirigenziale della città di Napoli.
Risolve i problemi della povera gente, sfama e assiste il sottoproletariato criminale e svolge una presenza di prossimità occupando spazi e garantendo sicurezza e un futuro a chi resta tagliato fuori da tutto.
Arnaldo Capezzuto
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