A sorpresa ma poi non tanto il premier Giuseppe Conte in una diretta Fb annuncia il “si alla Tav”.
“Non realizzarla costa di più, in ballo ci sono i soldi degli italiani”.
I dibattiti, le chiacchiere, le interviste, le polemiche, i talk, i proclami di questi mesi in un colpo solo, svaniti.
Nella sostanza vince la Lega di Matteo Salvini che da sempre aveva sostenuto che la grande opera doveva essere realizzata forse rimodulata ma non cancellata.
Una linea d’orizzonte che ha sempre trovato contrario il Movimento 5 Stelle con Luigi Di Maio e soprattutto con il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli.
“Bloccare la Tav costerebbe più che completarla. Un’alternativa al Tav non c’è e fermare la Torino-Lione non farebbe gli interesse nazionali perché costerebbe di più agli italiani”.
È il contenuto della breve diretta, studiata nei minimi dettagli del presidente del Consiglio. Per il M5S sembra un fulmine a ciel sereno, così non è.
I grillini sono famosi per i loro passi da gambero, insomma, aver detto cose in campagna elettorale e puntualmente tradirle al governo è ormai la normalità: il via libera all’ex Ilva di Taranto, il Tap – il gasdotto della Puglia – ora il boccone Tav.

È chiaro ed evidente che è una pantomima. Sul palcoscenico dopo Conte compare Luigi Di Maio che in un tempestivo e quindi sospetto post su Fb taglia corto e scrive: “Rispetto Conte ma resto No Tav. Decidano le Camere. Ho ascoltato le parole del Presidente Conte, che rispetto. Il Presidente è stato chiaro, ora è il Parlamento a doversi esprimere. Media, giornali, apparati, tutto il sistema schierato a favore. Non noi. Non il MoVimento 5 Stelle. Per noi la Torino-Lione era e resta un’opera dannosa”.
Della serie: salviamo capre e cavoli. Il Movimento 5 Stelle dopo il voto racconterà al proprio popolo che è stato il Parlamento ovvero i voti di tutte le forze politiche a volere la Tav.
L’operazione è stata studiata a tavolino e sceneggiata per salvare gli equilibri e la sopravvivenza del malconcio governo. L’apertura di Conte, non è casuale.
Oggi è previsto il suo intervento al Senato con l’informativa sul Russiagate, un’altra calcolata esposizione per togliere dall’imbarazzo Salvini che casualmente proprio quando parlerà il premier presiederà il Comitato per l’ordine e per la sicurezza.
Salvini, insomma, non dovrebbe essere neppure in Aula a parlare dai banchi della Lega subito dopo Conte, sulla vicenda del Russiagate.
È una controffensiva in grande stile quella di Conte e Di Maio per mettere in sicurezza la maggioranza, il governo e non disturbare troppo il Salvini manovratore.
Pier Paolo Milanese
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