Il Garante della Privacy con un provvedimento ha bacchettato la catena di elettronica Mediaworld per la pubblicità ai possessori di carta fedeltà.
Nell’attesa del decreto sul telemarketing – che risolverebbe alla radice il problema – e che sembra ormai in dirittura d’arrivo al Consiglio dei Ministri, bisogna accontentarsi di misure specifiche a salvaguardia del diritto dell’utente a non essere tartassato dalla pubblicità.
I clienti – riferisce il Garante – si erano lamentati per la continua e indesiderata ricezione in posta elettronica di offerte commerciali da parte dell’azienda di cui possedevano una carta fedeltà. Non solo: nonostante i tentativi, non erano riusciti a bloccare l’invio.

“Gli interessati avevano, peraltro, chiesto più volte alla società, sia telefonicamente, sia tramite procedure automatizzate, di cancellare il proprio indirizzo dalla mailing list pubblicitaria, senza ottenere alcun risultato”.
“Nel corso dell’istruttoria avviata dal Garante, l’impresa si è giustificata affermando di non essere stata in grado di bloccare l’invio di e-mail pubblicitarie per problemi connessi alle sue banche dati – contenenti dati di oltre dieci milioni di clienti – che, in quel periodo, erano in fase di migrazione verso un’unica piattaforma”.
“Dall’ispezione sono emersi ulteriori problemi relativi alla gestione dei dati personali dei clienti”.
Il problema originario è che il consenso dato dagli utenti, per il trattamento dati a finalità marketing, “non poteva essere ritenuto valido, poiché i clienti erano costretti a rilasciarlo per poter ottenere i servizi proposti con la carta fedeltà”.
Insomma, sottoscrivere una carta fedeltà non autorizza nessuno – se non autorizzato in modo specifico – di inviare via mail e telefono campagne pubblicitarie.
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