“Che ci stanno a fare i Cinque stelle in un governo che farà la Tav?”. La Lega spara palle incatenate.
Gli strappi sono continui e parenti stretti delle insofferenze verso un alleato che non concede nulla e tende a bloccare gli ingranaggi della macchina governativa.
Il discorso dei vertici del Carroccio ruota attorno anche alla finestra elettorale che non si è ancora chiusa. Dal canto loro i Pentastellati non credono a una rottura dell’alleanza.
Si è stabilmente sull’orlo di una crisi di nervi, prima del ferragosto attorno al 7 agosto dovrebbe essere votata la mozione pentastellata per impegnare il Parlamento a bloccare la Tav, subito dopo il voto sul decreto sicurezza bis.
A dopo l’estate potrebbe intanto slittare, secondo il M5s, il dossier autonomia, a dispetto delle pressioni lombardo-venete.
I grillini sono guardinghi di fronte a Tav, autonomia, sicurezza bis e proprio su questo provvedimento potrebbe nascere una fronda di una decina di senatori contrari.
Il timore ha svelato Luigi Di Maio ai suoi più stretti collaboratori si potrebbero creare le condizioni che si formi una nuova maggioranza con il soccorso di Fdi e Fi. Allora la soluzione strategica porre la fiducia e obbligare i dissidenti del M5s e senatori di destra a uscire dall’Aula.