Mentre la Lega straripa e forse punta a conquistare in solitaria il governo della nazione e il ministro dell’Interno Matteo Salvini si svaga ballando con una cubista sulle note dell’Inno di Mameli, il Pd litiga sulla raccolta firme anti ministro dell’Interno.
Perdete ogni speranza. Nello stesso partito ci sono due petizioni per lo stesso scopo e allora riunione dopo riunione, summit dopo summit si sta decidendo di fondere le due petizioni.
Insomma, mentre la casa Italia brucia, il Pd si preoccupa di dove appendere il quadro.
A tentare di fare sintesi è stato l’eurodeputato Carlo Calenda, ispiratore del manifesto Siamo Europei, che ha preso i testi dei comitati civici vicini a Matteo Renzi e del Partito democratico targato Nicola Zingaretti, unendoli in un solo foglio.
Poi, via Twitter, ha lanciato l’appello ai rispettivi leader a unire le forze per arrivare all’obiettivo: raccogliere migliaia di firme per chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Un’idea che ha scatenato le ire della minoranza dem e di alcune associazioni. Immediato il fuoco delle polemiche tra le varie anime del partito a tal punto che ne è nata una vera e propria lite alla faccia del remare tutti insieme in una sola direzione come predica un incolore Zingaretti.
Chiamato in causa molte volte, l’ex premier è intervenuto con un lungo post in cui annuncia lo stop alla raccolta delle firme “così evitiamo ogni polemica”.
Pur senza rinunciare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Abbiamo raccolto in due giorni più di trentamila firme, oggi ci viene detto che la raccolta firme va bloccata, sostituita o unita a quella improvvisamente annunciata dalla segreteria del Pd. Avverto forte il rischio di cadere nel ridicolo”, ma “il tormentone di agosto non può essere il derby sulla raccolta firme”. Amen