Una giornata convulsa quella di ieri, piena di tensioni, sussulti e durezza. Matteo Salvini stacca la spina. Prende atto dopo la mozione anti tav che la maggioranza non c’è più.
Il governo imbarca acqua e le liti sono continue all’interno della compagine. Allora in un crescendo drammatico annuncia che la maggioranza non c’è più.

Ne seguiranno summit, riunioni e vertici. Il dato è tratto. Allora sarà il premier Giuseppe Conte in una conferenza stampa notturna a mostrare una insospettabile durezza nei confronti – a questo punto – dell’ex alleato e suo vice.
A tarda sera nonostante il carico enorme di stress, Matteo Salvini trova la forza e il tempo di onorare l’impegno di essere a Pescara per il comizio.
Una volta sul palco ragiona, riflette e parla di politica. Poi cede, il suo è uno sfogo di una persona che da mesi è al centro dell’attenzione nazionale. All’improvviso il discorso vira e sbotta: “Sto pensando ai miei figli, vorrei stare più con loro, non ci riesco. Mi mancano da morire”.
La voce s’incrina, le parole si bloccano in gola. Poi ammutolisce, si ferma e si commuove.
Il pubblico capisce che il leader per un attimo ha un momento di debolezza, di fragilità, di malinconia. E allora esplode in un grande applauso, grida di sostegno, parte il coro : “Salvini, Salvini, Salvini”.
E lui il capo del Carroccio quello che ha dato una vera e propria spallata al Governo ritrova le forze e dice : “Quello che faccio, lo faccio per loro e per voi. Sostenetemi. Viva l’Italia, viva la Lega”.
Forse una trovata teatrale, forse commozione vera sta di fatto che Salvini riesce a creare una connessione sentimentale con il suo ‘popolo’ al di là delle coordinate geografiche. Un vero leader.
Pier Paolo Milanese
Metti un like alla nostra Fanpage
© Riproduzione riservata
www.ladomenicasettimanale.it