Matteo Salvini ci crede. Ci sono i margini per un nuovo contratto di governo. La Lega non scherza.
Il segnale anche se traumatico inviato al Movimento 5 Stelle da parte di Salvini comincia a fare presa. Il capo del Carroccio era esasperato, insoddisfatto, deluso del girare a vuoto del Governo.

Voleva dare una scossa addirittura giungere a nuove elezioni pur di rimettere in moto la gioiosa macchina da guerra di palazzo Chigi. Un passo più lungo della gamba. Un uscire fuori strada. L’aver intrapreso in solitaria un sentiero stretto.
A mente fredda si ricomincia a riflettere. Le frustrazioni, le parole non dette, le incomprensioni sono cresciute a dismisura ed esplose e gridate in faccia al Movimento 5 Stelle.
Una crisi che potrebbe però coincidere con un nuovo inizio. I rapporti quando sono veri, franchi e appassionati ci si manda a quel Paese, per poi riavvicinarsi.
Sono le regole non scritte della nuova politica quella che invece di passare dalle parti delle segrete segreterie politiche si anima e prende forza direttamente dalle piazze.

Il leader della Lega ha riconosciuto a Luigi Di Maio bravura, serietà, correttezza. Un vero e proprio endorsement, una investitura, un lasciapassare per vederlo seduto sullo scranno di Palazzo Chigi.
Per stabilizzare il quadro politico e creare nuovi equilibri all’interno della nuova alleanza M5S-Lega, Salvini vorrebbe, il suo gemello diverso Luigi Di Maio come presidente del Consiglio.
Il leader del Carroccio ha compreso e capito che la strada del vero cambiamento la può percorre solo con i Pentastellati.
Contemporaneamente c’è da dire che Luigi Di Maio nel primo incontro con il segretario Nicola Zingaretti ha percepito in modo chiaro e inequivocabile come ci sia una differenza abissale tra M5S e Pd.
C’è uno spazio bianco dove tutto è possibile fino a martedì quando il Presidente della Repubblica vuole una soluzione credibile e affidabile alla crisi istituzionale. Se ci fosse nuovamente l’asse M5S-Lega è chiaro che si ricomincerebbe da zero con un esecutivo e con una squadra – tranne poche riconferme – di nuovi ministri.
Qui l’dea del Carroccio che alla casella dell’Economia sbarchi un politico vero come Giancarlo Giorgetti.
Non sono suggestioni, la trattativa tra M5S e Pd è complicata e in queste ore anche leader Pentastellati come Alessandro Di Battista premono sull’acceleratore affinché si ricomponga l’alleanza con la Lega ma su punti diversi rispetto a 14 mesi fa.
Uno scenario fluido che dal quartier generale della Lega non negano anzi con il trascorrere delle ore si è passati dai contatti informali a quelli diplomatici.
Pier Paolo Milanese
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