C’è qualcuno che bara al tavolo. Questo il sospetto che aleggia dalle parti del Nazareno. E il segretario del Pd Nicola Zingaretti avrebbe confidato ai suoi ad alta voce: “Non vorrei che lunedì mi trovassi con Di Maio premier in nome e per conto di Salvini. Mi chiedo davvero se in queste condizioni sia sensato continuare a trattare…”.
Dubbi, perplessità e sfoghi perchè dalle segrete stanze pare che il ‘forno’ con la Lega sia tutt’altro che chiuso. Matteo Salvini ha fatto giungere un’offerta ghiotta per il suo gemello diverso Luigi Di Maio : la presidenza del consiglio dei ministri.
Il leader del Movimento 5 Stelle che con un accordo con il Pd rischierebbe la poltrona per il principio della ‘discontinuità’ zingarettiana in caso di un nuovo accordo con la ritrovata Lega andrebbe a presiedere il governo.
Come si dice il diavolo è tentatore e Salvini lo è. La preoccupazione del capo dei dem è sensata.
Se dal cilindro uscirebbe il nuovo asse Salvini-DiMaio non solo il Pd uscirebbe a pezzi ma si darebbe nuovo carburante e forza all’alleanza giallo-verde.
Rischi, pericoli incombenti. Il tempo stringe e la strada è lastricata di difficoltà. Basta un passo falso e salta tutto.
M5S e Pd si guardano in cagnesco. Non si fidano e poi c’è un fatto non secondario : spiegare ai rispettivi elettorati quali sono le ragioni di un accordo che non si regge.
Nicola Zingaretti dal primo momento non voleva avere nulla da condividere con i Pentastellati.
Ma controvoglia ha dovuto dare semaforo verde alla trattativa convinto dai padri nobili del Pd e parare i colpi del pressing asfissiante di Matteo Renzi.
Ora il segretario dei dem si trovava a fare i conti con l’ambiguità di Luigi Di Maio.
Giulia Rosati