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Tensione alle stelle nel Movimento. Luigi Di Maio non riesce a tenere a bada le correnti interne. Il freno è abbassato e tutti i veleni che hanno covato in questi 14 lunghi mesi stanno venendo fuori.

Gli ultimi sondaggi danno i Pentastellati al 15 e 5 per cento. Ormai la gioiosa macchina da guerra al 32 per cento è solo uno sbiadito ricordo. Il M5S ha dimezzato i voti. La bolla si è bucata.

Il potere contrattuale del capo dei Pentastellati è diminuito. In aggiunta c’è l’ok per Giuseppe Conte presidente del Consiglio da parte del Pd ma il no netto per coloro che erano presenti nel governo con la Lega.

Insomma, Luigi Di Maio – se l’accordo andasse in porto, non sarebbe più vicepremier e ministro. Di Maio sa di essere in difficoltà e cerca di ricreare un feeling con Davide Casaleggio.

Entrambi sanno che la vitualità del Movimento è finita, Rousseau perde la sua centralità. Il Movimento è ormai un partito con le sue leggi e le sue dinamiche interne comprese quelle che regolano la leadership.

Di Maio nella trattativa corpo a corpo con il segretario dem Nicola Zingaretti si sta giocando anche la sua permanenza politica e la guida dei Pentastellati. Ma Alessandro Di Battista e Roberto Fico non stanno alla finestra e vogliono chiedere conto di questi 14 mesi di follia.

Pier Paolo Milanese

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