Una manovra azzardata per ritrovarsi a Palazzo Chigi da premier con la benedizione di Matteo Salvini e incassare la riforma del taglio dei parlamentari.
È il sospetto che ha costretto i dem a riunirsi d’urgenza e annullare il confronto con il M5s. È in corso.
In questi minuti – la riunione della cabina di regia del Pd al Nazareno. Bocche cucite e volti tesi. Se è vero che tra distingui, sottolineature e riserve c’è stato l’ok a Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, gli ostacoli lungo la traversata non sono finiti.
Fibrillazione, tensione e clima pesante per l’improvviso diktat di Luigi Di Maio : presiedere il ministero dell’Interno.
Il capo del Movimento 5 Stelle vorrebbe il Viminale cioè il dicastero ancora occupato da Matteo Salvini. Una richiesta che è stata bollata come ‘assurda’ anche dai renziani, notoriamente di maniche larghe pur di portare a casa l’accordo e dare il via al nuovo governo giallo-rosso.
Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non parla e resta in silenzio.
“Se si vuole veramente arrivare a un accordo basato su contenuti e programmi utili al Paese – afferma Emanuele Fiano del Pd – i 5S devono abbandonare il metodo degli ultimatum e confrontarsi sulle cose concrete da fare”.
Le speranze di un accordo Pd-5S non sono ancora del tutto perse, ma la distanza tra le due formazioni è evidente e comincia ad allagarsi. Il Movimento 5 Stelle ora è sulla difensiva e comincia puntare la contraerea.
“In una fase cosi delicata per il Paese – si legge in una nota del M5S – non c’è tempo da perdere. Noi stiamo lavorando intensamente per dare risposte immediate ai cittadini. E dobbiamo sbrigarci perché il tempo stringe. Nel partito democratico, però, hanno ancora le idee confuse. Predicano discontinuità ma ci parlano solo di incarichi e di ministeri, non si è parlato ne di temi ne di legge di bilancio”.
Dall’altra sponda invece si predica la calma. “Facciamo tutti un passo indietro. Di Maio non si assuma una responsabilità così pesante. Le sue ambizioni personali rischiano di far saltare un accordo per dare al Paese un governo nuovo. Disinnescare le clausole dell’Iva vale molto di più che salvare un incarico ministeriale” è l’invito del presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.
“Sta di fatto – ammette il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio – che al momento il dialogo si è bruscamente interrotto e non capiamo perché. Speriamo di riprendere”.
Nei corridoi comincia a circolare la pazza idea, la ‘mossa del cavallo’, il cambio repentino di scenario.
Il Movimento 5 Stelle chiuderebbe un nuovo accordo con la Lega – gradito alla base – Luigi Di Maio siederebbe a Palazzo Chigi, Conte, ormai avverso, a Salvini verrebbe sacrificato o meglio depotenziato anche in una prospettiva di corsa a capo del M5S.
Pier Paolo Milanese