Entrano nel vivo oggi le consultazioni dei partiti al Quirinale. Sergio Mattarella incontrerà Pd, M5S e la Lega.
Sulla carta potrebbe concedere con ogni probabilità a Giuseppe Conte l’incarico di formare il governo. Ma i 5Stelle dovranno chiarire la faccenda di Rousseau.
Il Capo dello Stato non può far sottoporre la volontà del Parlamento alla consultazione di iscritti a una piattaforma on line.
La Carta costituzionale è chiara e precisa. Superata – si spera – questa vicenda tocca a Conte adempiere all’incarico.
Tradotto significa che sarà l’avvocato del popolo a comporre il puzzle della compagine di governo.
Insomma, a lui toccherà di trattare con il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti e sciogliere gli altri nodi compreso l’eventuale presenza di Luigi Di Maio nell’esecutivo.
Sono ore cruciali. Partito democratico e Movimento 5 Stelle stanno vivendo sulle montagne russe alla ricerca della quadra in quella trattativa che dovrebbe portare ad un governo giallo-rosso.
Il Movimento potrebbe tornare alla carica. Per il ‘si’, infatti, definitivo il Presidente Mattarella dovrà aspettare. Il M5S quasi sicuramente riproporrà, infatti, che l’intesa con i dem venga sottoposta al voto sulla piattaforma Rousseau entro la prossima settimana: “Nostro sì a progetto solo se ci sarà l’ok su Rousseau”, ha annunciato Di Maio – ieri sera -sul blog delle Stelle.
Si resta interdetti. Meno di 100mila iscritti a una piattaforma gestita da un privato ‘Casaleggio associati’ dovrà indire una consultazione on line a cui si dà il privilegio a meno di 100 iscritti di decidere per gli italiani il futuro di 60 milioni di cittadini. Imbarazzante.
In aggiunta c’è che più volte l’autorità della privacy ha inviato pregiudiziali alla Casaleggio associati perché il sistema Rousseau fa acqua da tutte le parti. Strani i grillini.
Sono stati al governo per 14 mesi con la Lega hanno preso decisioni in autonomia senza neppure consultare i parlamentari adesso , invece, si deve svolgere la grande consultazione.
Ormai Rousseau è utilizzato solo come una alibi o meglio una lavatrice per la coscienza: il ‘caso Diciotti’, ‘Mandato zero’ adesso accordo con il Pd, insomma, non si capisce il criterio.
Ma il Pd non la prende affatto bene e replica: “Grave sgarbo istituzionale”.
A complicare nuovamente la partita c’è poi l’insistenza di Di Maio a insistere nel voler fare il vicepremier, con il capogruppo del Movimento 5 stelle al Senato Stefano Patuanelli che lo sostiene: “Deve avere un ruolo nell’esecutivo”.
Dal Nazareno rispondono a muso duro: “Il nuovo governo non è un rimpasto”.
Pier Paolo Milanese