Ci pensa Luigi Di Maio a movimentare la seconda giornata di consultazioni. All’uscita del colloquio con il ‘suo’ presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha rimesso tutto in bilico.
“Occorre attuare i nostri punti nel programma o meglio il voto. Non ha senso toccare l’impianto dei decreti sicurezza”.
Il capo politico 5Stelle ha detto che Conte è un premier ‘super partes’ che insomma lui deve fare in sintesi il vicepremier.
Ha sostenuto poi di aver rinunciato già due volte alla possibilità di essere presidente del Consiglio.
Poi – a proposito dei decreti sicurezza, i provvedimenti nel mirino del Pd – ha detto che non ha senso contestarli.
“O passano i nostri punti del programma o meglio tornare al voto”.
Un intervento esplosivo che ha suscitato l’irritazione non solo del Partito democratico ma dello stesso Conte che voleva già chiudere grosso modo l’accordo e cominciare a lavorare sulla griglia dei nomi dei futuri ministro da consegnare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
E dai piani alti del Pd il commento è una sciabolata: “Minacce e ultimatum irricevibili”.
Pier Paolo Milanese