Tra martedì e mercoledì il premier incaricato Giuseppe Conte dovrebbe sciogliere la riserva e portare dinanzi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la lista dei ministri e dare il via all’inedito governo giallorosso con una spruzzatina di Leu.
Poi l’esecutivo dovrà presentarsi alla Camera e al Senato e conquistate la fiducia.
Sul tavolo restano molte questioni da affrontare prima fra tutte il posto di vicepremier che sta tanto al cuore a Luigi Di Maio ma non al fondatore Beppe Grillo.
Tra strappi, corse in avanti e ultimatum riprende la trattativa tra M5s e Pd sul programma del nuovo governo.
E Conte intervenendo in diretta da Palazzo Chigi alla festa del Fatto Quotidiano alla Versiliana rassicura: “Lavoro al programma, le cose vanno bene”. E chiarisce che non si tratta di un contratto, come nella precedente formula di governo M5s-Lega.
Bensì un “programma condiviso nei principi” da entrambe le forze politiche, “dove sarà difficile distinguere una misura o un obiettivo che sta a cuore a l’una o all’altra forza politica”.
Si tratta di un “progetto comune dedicato al Paese, hanno molta consonanza in diversi punti programmatici”, continua il premier incaricato.
Ammette la sua vicinanza al M5s anche se puntualizza: “Definirmi premier cinquestelle è inappropriato”.
E, infine, condivide l’esortazione di Beppe Grillo. E su questo interviene l’ex ministro della Cultura, il Pd Dario Franceschini che – riprendendo le sollecitazioni di Grillo – scrive in un tweet: “Per una volta #BeppeGrillo è stato convincente. Una sfida così importante per il futuro di tutti non si blocca per un problema di ‘posti’. Serve generosità. Per riuscire a andare avanti allora cominciamo a eliminare entrambi i posti da vicepremier”.
Pier Paolo Milanese