Sicuramente il Giuseppe Conte della replica a Montecitorio al lungo dibattito svolto per la fiducia, e ancora in corso per le dichiarazioni di voto, ha mostrato più grinta, forza e polso rispetto al discorso programmatico alla camomilla del nascente Governo M5s-Pd con il supporto di Leu della mattinata.
I deputati di Lega, Fratelli d’Italia hanno inscenato cori, urla e più volte hanno interrotto il premier. Momenti di forte tensione si sono registrati in Aula al punto che il presidente della Camera Roberto Fico è dovuto intervenire energicamente minacciando l’intervento dei commessi e degli assistenti parlamentari di espellere qualche deputato più impertinente.
Un fuoco di fila che ha portato Conte ad abbandonare il suo proverbiale stile anglosassone e scagliare delle vere e proprie randellate contro i suoi ex alleati di governo.
“Non accetto le volgarità – ha tuonato Conte – il termine e le sue declinazione sull’essere imbullonato alla poltrona proprio non lo consento”.
“Furto di democrazia”, “Infangata la Costituzione”, “Traditore” queste le accuse a voce alta dei deputati di Fratelli d’Italia e della Lega più volte richiamati all’ordine in modo formale e avvisati di possibili ammonizioni da parte di Fico.
Una seduta decisamente rovente. Conte ha risposto alle richieste di approfondimento sui punti programmatici declamati al mattino.
È entrato nel merito sull’autonomia differenziata, sul reddito di cittadinanza, emergenza criminalità, le disabilità e per le comunità terremotate.
Pier Paolo Milanese