Matteo Renzi ha telefonato al premier Giuseppe Conte per annunciare che lascerà il Partito Democratico e creerà gruppi autonomi. Ha chiamato anche i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati, confermando il “sostegno convinto” all’esecutivo.
Renzi ha spiegato le ragioni della sua scelta in una intervista a Repubblica. Con lui usciranno dal partito una trentina di parlamentari, circa venti deputati e una decina di senatori, che daranno vita a gruppi autonomi (anche se al Senato il nuovo regolamento complica le cose), ma che continueranno a far parte della maggioranza e a sostenere in Parlamento il governo giallo-rosso.
Nel partito però resteranno molti degli uomini e delle donne che negli anni passati hanno condiviso la linea dell’ex premier, a partire dalla corrente guidata dall’attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dall’ex ministro dello Sport Luca Lotti.
La discussione sulla scissione è infuocata nella chat dei deputati Pd.
Sarebbe intervenuto, a quanto si apprende, anche il ministro della Cultura Dario Franceschini, con queste parole: “Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Benito Mussolini nell’ottobre 1922. La Storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.