Tra poche ore la riforma del taglio dei parlamentari arriva in aula alla Camera per l’ultimo e definitivo passaggio. Il voto è previsto per domani pomeriggio. Si tratta di una riforma costituzionale e quindi richiede la maggioranza assoluta nella seconda lettura, in pratica 316 voti.
La riforma dà una sforbiciata netta di 345 eletti, ovvero un terzo dei parlamentari attualmente previsti Al taglio è netto. Manca un lavoro parallelo come il ridisegno dei collegi e nei fatti con la riduzione selvaggia c’è un oggettivo deficit di rappresentanza.
C’è fibrillazione perchè ai nuovi alleati del Movimento 5 Stelle la riforma così com’è non piace. Tra l’altro è un provvedimento dei Pentastellati appoggiato dalla Lega.
Pd e in Leu sono in alto mare mentre la Lega potrebbe decidere di non partecipare al voto. Dopo il via libera finale alla riforma, dovranno infatti trascorrere necessariamente tre mesi per la possibile richiesta del referendum.
E se la consultazione popolare dovesse svolgersi, per tutti gli adempimenti tenici e normativi occorrerebbero diversi mesi, con una procedura che terminerebbe nella tarda primavera del prossimo anno. Ma anche se il referendum non dovesse svolgersi, comunque non si potrebbe andare a nuove elezioni prima di marzo 2020.
Pier Paolo Milanese