È una strage. Sono in fondo al mare. Il Mediterraneo ormai con il suo senso funebre seppellisce. Attorno il mare dell’indifferenza. È veleno instillato nei mesi. È disumanità nascosta, travestita da alibi.
Sei anni dopo un’altra strage quella del 3 ottobre del 2013 in cui cui morirono 368 persone, ci risiamo e non sarà l’ultima.
Anche in questo caso l’Europa forse con piglio indignato nelle prossime ore ripeterà a cantilena le stesse inutili e vuote parole: “Mai più”.
Quei cadaveri ci interrogano. La verità è che a noi non ci frega un cazzo di loro. Il barcone si è capovolto. C’erano più di 50 tra tunisini e subsahariani. Ci sono 22 sopravvissuti, 13 uomini e 9 donne.
I cadaveri sono stati accatastati sul molo. Sono 13 e sono tutte donne, di cui una neanche maggiorenne e un’altra incinta.
Il resto dei corpi sono in fondo al mare. Tra loro, almeno 8 bambini di cui uno di 8 mesi, annegato insieme alla sua mamma.
Come in uno stanco rituale è cominciata la macabra e meccanica conta dei vivi e dei morti.
Numeri che entreranno nelle statistiche e destinati ad essere usati anche per far polemica politica.
Arnaldo Capezzuto