Di Maio non c’era riuscito, il nuovo ministro Patuanelli riapre la partita Whirlpool. Davvero la competenza non serve in politca?

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Di Maio non c’era riuscito, il nuovo ministro Patuanelli riapre la partita Whirlpool. Davvero la competenza non serve in politca?.

Sta di fatto che la Whirlpool fanno un passo indietro e si dice disponibile a riavviare la produzione di lavatrici nel sito di produzione di Napoli. Una giravolta clamorosa.

A meno di 24 ore dallo stop definitivo dell’azienda partenopea ecco che il colosso industriale rimette tutto in gioco e blocca i licenziamento degli oltre 420 lavoratori più il vasto indotto.

Il successo oltre alla lotta di operai e sindacati e senza dubbio del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che in un video pubblicato su Facebook dice con cautela: “È un primo risultato che certamente ci consente di risederci a un tavolo per provare a risolvere definitivamente i problemi di quello stabilimento”.

C’è da chiedersi e molti se lo stanno chiedendo ma l’ex ministro Luigi Di Maio che oltre al Mise aveva il ministero del Lavoro, ricopriva la carica di vicepremier e capo politico del M5S dove trovava il tempo, le energie, la competenza, l’esperienza per risolvere i problemi? Il cambio di rotta al ministero con Patuanelli è concreto.

I dirigenti che vi lavorano lo dicono a bassa voce e paragonano il nuovo ministro al bravo Carlo Calenda. Insomma, il grillino Patuanelli rispetto al suo predecessore è concentrato, sa affrontare le vicende, è molto riservato e aperto al confronto serrato con sindacati e più che altro con i lavoratori.

Non è affatto un caso se i vertici Whirlpool hanno fatto un clamoroso passo indietro. Eppure su questa complessa vicenda lo stesso Di Maio stanziò degli aiuti, fondi in termini di sgravi fiscali, una bella mappata di milioni, e nonostante l’esborso la multinazionale giudicò inutile e non risolutiva.

Il nuovo ministro rispetto al precedente forse ha inteso, capito e compreso le criticità per indurre la whrilpool a cambiare registro. Staremo a vedere. Sta di fatto che Di Maio – in 14 mesi – tra ministero dello Sviluppo economico e del Lavoro – basti vedere il primo bilancio sul reddito di cittadinanza – davvero ha fatto poco e male.

Pier Paolo Milanese

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