Le ‘Sardine’ invadono Roma ed ora mettono paura ai partiti e ai 5 Stelle

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Piazza San Giovanni è piena, stracolma. A un mese dalla nascita, il movimento delle Sardine riunitosi da tutta Italia nella piazza principale di Roma è un popolo. Migliaia si sono riversati nella Capitale, con le immancabili sardine di cartone, bandiere e cartellino.

Non vi erano dubbi anche ‘Roma non si Lega’. Una manifestazione importante, colpo d’occhio impressionante e òa consapevolezza che le piazze del Paese si sono svegliate.

Una reazione della gente, una presa di posizione contro l’avanzata di una destra becera, populisa e sovranista.

“Anticorpi della democrazia”, è scritto su alcune magliette e cartelloni. Tra la folla c’è anche o scrittore napoletano Erri de Luca, Nichi Vendola e qualche parlamentare di centro sinistra. Presente anche il vice sindaco di Roma, Luca Bergamo.

C’è l’Anpi con i suoi iscritti che spiegano : “E’ stata la voce dei giovani a riportarci a un presente di speranza e di lotta”. Quando la piazza comincia a intonare ‘Bella Ciao’ sono brividi e applausi.

“Siamo i partigiani del 2020” – dice qualcuno – e non mancano le ‘Sardine nere’, il movimeto immigrati napoletano. E Mattia Santori, uno dei quattro ragazzi bolognesi, fondatore delle Sardine detta i 5 punti : “Chi è eletto faccia politica nelle sedi istituzionali”.

I ministri comunichino solo attraverso i canali istituzionali. Ci sia trasparenza nell’uso dei social network e su chi finanzia le pubblicazioni da parte dei politici. La violenza verbale sia equiparata alla violenza fisica. Abrogare il decreto sicurezza, servono leggi che non mettano al centro la paura”.

E aggiunge: “L’idea nostra era riempire la piazza e cambiare un po’ la percezione della politica in questi anni. Direi che l’obiettivo è stato raggiunto”.

“Abbiamo registrato il marchio delle Sardine di Bologna – spiega Sartori – per evitare che sia strumentalizzato non per fare politica. E’ chiaro che nessuno può usare il marchio delle sardine per fare politica”.

“Come a Bologna e nelle altre città, qui non si passa” prosegue.

“Le piazze hanno preso la forma dell’antifascismo e della lotta alla discriminazione. Con mezzi ignoti al sovranismo bieco, la gratuità, l’arte, il racconto della diversità” – conclude -.

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