La paura in questi giorni sta partorendo costantemente scene di un caos in cui tutti noi siamo impreparati e amareggiati, ma tra queste ore di travaglio, sta nascendo anche una profonda consapevolezza individuale: siamo tutti responsabili della resistenza, della salute e del coraggio di questo nostro Paese. Un approccio positivo a questa condizione è importante per mantenere efficace il proprio sistema immunitario e per favorire un armonico stato mentale in questa fase così delicata da cui ne usciremo, con pazienza e tempo.
L’agitazione deve trasformasi in ascolto, canalizzando le nostri opinioni in un monito al rispetto delle regole e mai in individualismi sotto forma di scelte egoistiche. Oggi, più che mai, è il momento di mostrare coesione e senso civico di responsabilità in un’atmosfera di paradosso in cui pur essendo chiusi da soli dobbiamo rivelare un vigoroso “noi”.
Nei prossimi giorni sarà la diffusione dei messaggi, la loro impregnante dilatazione su tutti i nostri smartphone e televisori, a gestire e controllare l’andamento della nostra capacità di contrastare la paura. Si stanno creando nuovi codici comunicativi e con essi è fondamentale alfabetizzare anche la nostra sensibilità nel comunicare.
È per questo che, presa coscienza della necessità di restare a casa evitando contatti interpersonali, per essere d’aiuto, tutti, per tutti, dobbiamo evitare nel modo più assoluto un linguaggio sensazionalistico con i nostri cari e nei post che pubblichiamo. Social media e organi di stampa in questo sono fondamentali. Evitiamo di pubblicare testi con ipotesi di scenari peggiori. Non dobbiamo cedere a commenti nervosi e paranoici. Affidiamoci ai canali istituzionali per informarci.
L’invito rivolto a ognuno di noi è quello di propagandare messaggi di resistenza, senza vittimismi e toni catastrofistici ma con positività e perché no, con ironia. Il modo migliore per sostenere i medici e tutti gli operatori del sistema sanitario è quello di rispettare le regole del governo restando a casa ed uscendo solo per motivi eccezionali.
Da ogni parte della nazione, esperti dagli ospedali, con dedizione eroica, ci stanno comunicando che il contenimento del virus è fondamentale in questo momento.
L’ascolto di queste voci autorevoli è l’unica da ascoltare, perché ci sta salvando la vita, sta assicurando alle nostre bellezze di proseguire lungo il cammino di un’esistenza che ora ci rende tutti uguali, tutti esposti, al di là degli status sociali, tutti sullo stesso livello, tutti motivati a salvaguardare il bene della salute, senza la quale nessun atto sociale, nessun ragionamento, nessuna scelta sarà possibile.
Ascoltandoli tuteleremo medici e ricoverati, evitando il collasso delle loro strutture e velocizzeremo questo periodo per far ripartire con grinta l’economia, la partecipazione pubblica e ogni forma di condivisione sociale.
La stessa psicologia ci sta invitando in questi giorni a preservarci dagli stati d’ansia generati da questa emergenza: le aree del cervello dove esiste l’ipotalamo, sono collegate agli affetti, ai sentimenti, alle emozioni ma sono anche collegate agli ormoni e dunque al sistema immunitario. Pensare troppo al virus crea uno stato di dipendenza dalla paura, una sudditanza ad un pensiero martellante che non solo non ci aiuta ma che ci impedisce di sfruttare al meglio anche il tempo vissuto in casa, magari con le persone che amiamo.
Questa paura prende il sopravvenuto e indebolisce il sistema immunitario. Distraiamoci, continuiamo ad informarci sui siti istituzionali, ma facciamolo circondati di positività per evitare i contagi con intelligenza e armonia. Lasciamo lo spazio della denuncia a tutti i settori che ancora devono essere tutelati. Sfruttiamo questo tempo canalizzando le energie nella creatività.
Abbiamo più tempo per la conoscenza attraverso la lettura, più tempo per la cura del dialogo nella sua concezione più curata ed essenziale, tempo per la riscoperta di affettività e valorizzazione delle opportunità che la nostra umanità può elargire in questa fase di concentrazione mentale.
L’intero processo di auto-riflessione non potrà che portare benefici pratici in tutti i settori umani e sociali, non appena questo periodo sarà terminato. Possiamo sfruttare questa esperienza interpretandola come un’opportunità per capire quali sono davvero le nostre priorità, un vero dibattito tra l‘abituale modo di pensare, con le sue vicissitudini quotidiane, le sue corse frenetiche, le sue distrazioni, e il nostro più profondo inconscio che ora può, per causa di forza maggiore, confrontarsi con le verità più recondite e con l’idealizzazione di quanto ci sia di valido da ristrutturare nella società.
Questo stesso stato di “isolamento forzato” potrà rivelare, una volta finita l’epidemia, dei risvolti interessanti, in termini di investimenti nella sanità, costruzione di nuove identità professionali, stimoli nuovi ed energici per rimettersi in gioco, più o meno com’è accaduto dopo i nostri passati momenti bui del dopoguerra.
È il risvolto buono della medaglia che ci permette di immaginare quanto la cittadinanza, dopo questo periodo, avrà bisogno di riassemblare il proprio senso di appartenenza alla collettività, alla nazione stessa, agendo con il benevolo apprezzamento di una luce riscoperta che tanto aneliamo adesso lungo il percorso buio di questo tunnel. Oggi dunque, il controllo di possibili stati depressivi è un rischio nel rischio.
La maggior parte della popolazione sta vivendo queste ore in casa, maneggiando dispositivi multimediali dove, soprattutto attraverso i social media, siamo bombardati, con un’impressionante velocità, di informazioni, contestualizzazioni, fake news, drammatizzazioni, e tanto altro ancora. Non è il tempo delle polemiche, pur consapevoli dei deficit economici che ricadranno sulle nostre spalle ma che, inevitabilmente, non dobbiamo valutare come priorità laddove è in pericolo il nostro benessere fisico, la nostra stessa vita.
Ecco che non serve un appello ai soli esperti di comunicazione, bensì a tutti, a tutti coloro che possono trasmettere messaggi in ogni forma e in ogni modo: ben venga un processo di facilitazione nel diffondere consigli e dettagli sui decreti, ben vengano gli inviti a restare a casa per qualche giorno, ma evidenziamo anche e soprattutto la nostra capacità di resistenza, sdrammatizzando e non spaventando gli utenti.
L’uomo da sempre può, in taluni casi, cedere a tentazioni di sciacallaggio, ora per guadagni economici, ora, in una connotazione del tutto moderna, per acquisire visibilità, consensi, like, facendo leva volontariamente o involontariamente sulla percezione del terrore. È invece quindi il caso di occuparci di noi, rinvigorendo piuttosto l’ego con quella capacità culturale abile nel sostenere, proteggere e far sorridere il prossimo, una risorsa intellettuale tipica di questa nazione al momento con le gambe ingessate. Piuttosto che diffondere mere pubblicazioni di tristezza, imbrattiamo quel gesso alle gambe dell’Italia scrivendo tutti su di esso “Ti rialzerai presto!”.
Amedeo Zeni
(segretario Associazione Amato Lamberti)