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Da tempo girava la voce. Le condizioni sembrano mature e nulla c’entra la pronuncia della Corte Europea.
Il legale dell’ex boss Raffaele Cutolo, pluriergastolano, fondatore della Nco, Nuova camorra organizzata, figura enigmatica, da 42 anni detenuto e ristretto al 41 bis, ha chiesto gli arresti domiciliari per il suo assistito.
Ora è all’attenzione del magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia l’istanza presentata dall’avvocato Gaetano Aufiero per la concessione degli arresti domiciliari a Raffaele Cutolo.
L’istanza è stata depositata due giorni fa ed è basata sulle condizioni di salute del boss della Nco e della sua età, 79 anni, due criteri individuati anche dalla circolare del Dap inviata alle strutture penitenziarie al fine di monitorare le condizioni dei detenuti con patologie gravi e di età superiore ai 70 anni.
Cutolo è da anni ristretto al 41 bis nel carcere di Parma; a febbraio è stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Parma per problemi respiratori ed è stato dimesso a inizio aprile, facendo così ritorno in carcere.
A muovere le montagne – dicevamo – l’esistenza di alcune condizioni come la pandemia e la salute di Cutolo, che lo rendono detenuto a rischio contagio da Covid 19.
Legate alla figura di Raffaele Cutolo ci sono tante storie – solo apparentemente lontane nel tempo – morti ammazzati, stragi, omicidi eccellenti e quelle segrete connessioni tra politica, massoneria, terrorismo e colletti bianchi. Un personaggio di spessore che nonostante l’età e gli acciacchi continua a giocare segretamente la sua partita a scacchi con i poteri. Una volta fuori dai denti, il vecchio Professore – soprannome di Cutolo – disse: “Se parlo io, crolla il Paese”.
Tra gli omicidi eccellenti, a distanza di decenni, ancora avvolti da nebbie e misteri c’è quello dell’avvocato e sindaco di Pagani Marcello Torre. Eletto il 7 agosto 1980 primo cittadino dovette affrontare la sciagura del terremoto del 23 novembre dello stesso anno.
Sulla sua strada si ritrovò non la Nco ma quel sistema di potere criminale-istituzionale. Torre divenne ostacolo e argine alle infiltrazioni camorristiche nelle procedure di assegnazione degli appalti della ricostruzioni, della spartizione, della lottizzazione e delle trame segrete di fiumi di denaro che andarono a determinare attraverso le correnti partitiche al nuovo e futuro assetto istituzionale dello Stato.
Eliminare Torre per la camorra, insomma, significava lanciare un segnale ai massimi livelli e più che altro garantire il rispetto dei patti indicibili con i vertici dello Stato.
E il primo cittadino ne era consapevole come era consapevole anche e soprattutto del vuoto dentro e fuori la sua parte politica e istituzionale. Marcello Torre da solo ed a mani nude affrontò quel mostro a tante teste andando incontro a un ineluttabile e segnato destino.
Venne assassinato l’11 dicembre 1980 da due killer che lo attesero alle 8 e 20 davanti casa, spararono decine di colpi di lupara. Per l’omicidio Torre la Corte di Assise di Appello di Salerno condanna all’ergastolo Raffaele Cutolo solo il 10 dicembre 2001, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 4 giugno 2002. Cutolo è indicato come il mandante di quel delitto eccellente.
Le ombre non si sono diradate chi ‘politicamente’ decise la morte di Torre? Quale fu la vera matrice di quell’omicidio? E perchè nessuno fece colpevolemnte nulla per evitarlo? Similitudini agghiaccianti con un altro delitto eccellente quello di Aldo Moro, amico di Torre, avvenuto quasi due anni prima.
Ora Cutolo che, sulla vicenda Torre non ha mai parlato, potrebbe tornare a casa: le sue vittime, invece, no. Sono tutte sottoterra.
Arnaldo Capezzuto
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