Adesso c’è la conferma: il boss Raffaele Cutolo, noto come ‘o professore, un tempo a capo della Nuova camorra organizzata resta in carcere. La decisione è stata adottata dal magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia che ha rigettato l’istanza di sospensione dell’esecuzione della pena per motivi di salute.
L’ex capo della Nco resta recluso nel carcere di Parma al regime del 41 bis, il carcere duro.
“Rispetto il provvedimento del magistrato, sebbene non lo condivida. Andrò a Bologna davanti al Tribunale di Sorveglianza per portare avanti la mia difesa e l’idea che le patologie molto gravi di cui soffre Cutolo siano incompatibili con il sistema carcerario”.
Così all’Adnkronos l’avvocato Gaetano Aufiero, difensore di Raffaele Cutolo, commenta la decisione del magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia che ha respinto l’istanza con la quale venivano chiesti gli arresti domiciliari per il boss della Nuova Camorra Organizzata.
“Cutolo – spiega Aufiero – ha patologie molto gravi soprattutto a livello polmonare, un uomo di 79 anni con quelle patologie non dovrebbe stare in carcere. Nelle ultime settimane ho ascoltato e letto tanti commenti di persone che hanno gridato allo scandalo per scarcerazioni più o meno rilevanti, ma soprattutto ho sentito commenti di chi ritiene che il sistema giudiziario, penale e penitenziario italiano debba esprimere un’idea di morte, cioè che una persona malata deve morire in carcere”.
“Appartengo a una schiera spero non minoritaria che ritiene che invece la Costituzione sia ancora vigente e che l’articolo 27 merita rispetto – conclude il legale del boss – Prendo atto che Cutolo appartiene a quella categoria di detenuti destinata a morire in carcere, di questo prendo atto con estrema delusione, non per il provvedimento in sé”.