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Nell’inchiesta della Dda figura anche il nome di Corrado Chiariello, 51 anni, politico di lungo corso nonostante la giovane età, tre anni fa si sfidò al ballottaggio con il candidato del centrosinistra Aurelio Russo divenuto poi sindaco.
A sostenere Chiariello alle elezioni al Comune di Sant’Antimo oltre che allo schieramento di centrodestra e liste civiche c’erano gli uomini del clan Puca.
Questo è lo spaccato inquietante che emerge dall’inchiesta che ha portato al fermo di 59 persone tra camorristi, funzionari, politici e professionisti.
Il nome di Chiariello compare più volte nelle 1500 pagine dell’ordinanza e riguarda l’aver messo in pratica una serie di azioni per far cadere l’amministrazione Russo firmando una mozione di sfiducia e dimettendosi dalla carica di consigliere. Azioni, secondo gli inquirenti, non spontanee ma agite da vari soggetti come Antimo Puca, figlio del capo clan.
Circostanze, insomma, funzionali “a porre in essere condotte criminose di ‘reazione’ strettamente collegate alla sconfitta elettorale”.
In particolare, l’indagine ha fatto luce su due attentati dinamitardi (il 20 novembre 2018 e il 4 dicembre 2018) indirizzati alle abitazioni di consiglieri comunali di maggioranza “al fine di farli dimettere dalla loro carica e cosi’ far venir meno il numero legale per il funzionamento del Consiglio e determinarne lo scioglimento”.
Vale sempre la premessa, che le persone indagate sono da ritenersi innocenti fino al terzo grado di giudizio. Lo stesso Chiariello prima del turno di ballottaggio lanciò un appello per un rafforzamento delle forze dell’ordine ai seggi per evitare brogli elettorali.
Ciò accadeva mentre gli uomini dei clan dietro il pagamento di 50 euro e la fornitura di schede pezzottate controllavano e indirizzavano il voto proprio per Chiariello e lo schieramento di centrodestra come emerge dall’inchiesta della Dda.
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