La scure della Prefettura di Napoli si abbatte alla vigilia di Ferragosto sulla “roba’ della famiglia Cesaro.
In pratica tutte o quasi le attività riconducibili al settore imprenditoriale della famiglia Cesario è finita sotto chiave.
Nel mirino sono finiti diversi centri diagnostici riconducibili alla famiglia Cesaro tra i destinatari dei 15 provvedimenti antimafia interdittivi emessi ieri dalla Prefettura di Napoli nei confronti di altrettante imprese operanti nei settori della sanità privata, lavori restauro, impianti elettrici, trasporti e onoranze funebri.
Imprese, con sede nell’Area Stabiese e nell’area al Nord di Napoli. Tra le imprese della sanità figurano anche alcune società del gruppo Igea, il noto centro diagnostico di cui e’ titolare Antimo Cesaro, quest’ultimo, fratello del senatore Luigi Cesaro.
Antimo, insieme ai fratelli Aniello e Raffaele, è tra i destinatari di alcune misure cautelari emesse a fine giugno dal gip di Napoli su richiesta della DDA nell’ambito di un’inchiesta su presunte collusioni, a Sant’Antimo (città natale dei fratelli Cesaro), tra criminalità organizzata e politica.
In quell’occasione venne anche chiesta, ma rigettata dal giudice, una misura cautelare per il parlamentare nei confronti del quale la Procura ipotizzava il concorso esterno in associazione mafiosa.
“Rimaniamo attoniti – ha commentato Fabio Gino Fulgeri che insieme con il penalista Claudio Botti difende l’imprenditore Antimo Cesaro – perché l’azienda è un’eccellenza sia in campo sanitario, per la qualità della strumentazione e per i servizi offerti, e non ha cointeressenze camorristiche, come era stato accertato dal gip quando ha rigettato la richiesta di sequestro.
“Ovviamente impugneremo davanti all’autorità amministrativa il provvedimento e confidiamo che la Prefettura voglia consentire l’esercizio provvisorio dell’azienda nella quale lavorano circa 70 famiglia, che rendono un servizio importante alla collettività”.