Un calcio ai glutei, poi lo stesso detenuto viene spintonato e preso a manganellate, colpito alle spalle da due agenti. Sono le 16:21 del 6 aprile 2020, giorno in cui sono scattate perquisizioni e violenze nei confronti di alcuni reclusi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), ipotesi al centro di un’indagine della magistratura sammaritana.
Le telecamere di videosorveglianza, i cui estratti sono contenuti nell’ordinanza firmata dal Gip che ha disposto l’esecuzione di 52 misure cautelare nei confronti degli indagati, hanno ripreso alcune delle scene avvenute nel penitenziario.
Alle 16:40 un altro pestaggio: stavolta un agente della polizia penitenziaria in tenuta antisommossa colpisce ripetutamente con un manganello un detenuto su una sedia a rotelle.
Altri, ancora, sono colpiti con schiaffi in pieno volto o alla nuca, costretti ad abbassare la testa. Un detenuto viene perfino accerchiato da sette agenti prima di essere colpito con un manganello, un altro viene invece afferrato per la t-shirt e trascinato a terra
Un capoposto e sei agenti davanti alla sua cella lo informano che di lì a poco avrebbero eseguito una perquisizione. Per entrare nella stanza l’hanno colpito con un calcio, preso con forza e portato nella ‘stanza della socialità, spazio del carcere che dovrebbero essere attrezzate per lo svolgimento di attività rieducative, come corsi o semplici svagi.
Ma un detenuto racconta che il 6 aprile del 2020 nel penitenziario di Santa Maria Capua (Caserta) quel luogo era diventato una sorta di stanza delle torture.
“Nell’area socialità – queste le dichiarazioni rese da un ristretto e contenute nell’ordinanza firmata dal gip del tribunale sammaritano che ha disposto l’esecuzione di 52 misure cautelari – ci hanno costretto a metterci in ginocchio con la faccia al muro, dopodiché hanno iniziato a picchiarci, soprattutto con manganelli”. Chi provava a voltare lo sguardo verso gli agenti veniva “colpito al volto”.
“Siamo rimasti per diversi minuti nell’area socialità – racconta – dopodiché ci hanno costretti a uscire uno alla volta con le mani in testa e lo sguardo verso il basso. Ricordo che gli agenti formavano una sorta di corridoio umano, in mezzo al quale eravamo costretti a passare subendo schiaffi, pugni e manganellate”.
Il ‘corridoio umano’ era stato “appositamente predisposto per farci oggetto di violenza”.
“Ricordo – riferisce ancora – che ero completamente stravolto e provato – ricostruisce – tanto che mi è stata buttata anche dell’acqua sul corpo”. Riferisce che durante il tragitto è stato più volte insultato. Parla di frasi offensive, rivolte a lui dagli agenti, come : “Animale, sei un maiale, un uomo di merda… Non vali niente”. Poi sputi e schiaffi, ancora manganellate. “Ricordo – dice – che per le botte ricevute ci siamo fatti la pipì addosso”.
Intanto, l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini si schiera con gli agenti: “La mia totale solidarietà a donne e uomini in divisa che, fra mille difficoltà, carenze di organico e dotazioni, fanno un lavoro difficile e insostituibile. Da oggi purtroppo si rischia il caos in tutte le carceri italiane”.
E annuncia: “Giovedì sarò personalmente a Santa Maria Capua Vetere per portare la solidarietà, mia, della Lega e di milioni di italiani, a donne e uomini della Polizia Penitenziaria”.