Dolore, rabbia, commozione sono i sentimenti che hanno accompagnato nell’ultimo viaggio Antonio Morione, 41 anni, il pescivendolo ucciso reagendo a una rapina a Boscoreale (Napoli) la notte della vigilia di Natale.
Prima del rito funebre, il corteo partito da casa della vittima, si è fermato davanti alla pescheria in via Della Rocca a Boscoreale, prima di arrivare alla chiesa dello Spirito Santo, detta del Carmine, a Torre Annunziata per la celebrazione del funerale.
Moriore è stato ucciso con un colpo di pistola al volto da uno dei due banditi in fuga.
“Quello di Antonio è stato un delitto atroce, assurdo, l’ennesimo perchè torno in questa chiesa dopo aver celebrato il funerale di Maurizio Cerrato – spiega l’arcivescovo di Napoli , don Mimmo Battaglia – è difficile per me trovare le parole giuste in questo momento. Di fronte a questa morte è necessario che la nostra cittàpianga. Chi non piange, non è madre”.
Poi un appello del presule a reagire: “Di fronte a questa morte, a qualche mese da quella di Maurizio, è necessario che questa città si svegli per uno scatto dignità. Agli uomini che hanno commesso questo gesto possiamo offrire il nostro dolore, la rabbia, ma mai la resa. A loro diciamo ‘se avete bisogno di noi siamo qui, il vero coraggio non è la fuga ma consegnarsi alla giustizia”.
“Dobbiamo impegnarci tutti, Antonio, aiutaci a trovare coragguo affinché – ha concluso don Mimmo – possiamo stare sempre in piedi, in piedi”.
“Giustizia, giustizia, giustizia”, è il grido unanime che si è levato forte dallo spazio antistante la chiesa. Poi altre urla, piani e abbracci. Palloncini bianchi e azzurri e violini che hanno intonato le note dell”Alleluja’ hanno salutato la bara di Antonio Morione.