Ha mimato l’aggressione, ha spiegato come ha trascinato la sua vittima in casa, prima di metterle le mani intorno al collo e ucciderla. Per ubbidire alle voci che gli dicevano di uccidere.
Inizia così, nell’aula 116, davanti alla Corte di Assise di Napoli (seconda sezione), il racconto dell’orrore di Elpidio D’Ambra, il 31enne reo confesso dell’omicidio di Rosa Alfieri, la 22enne di Grumo Nevano, assassinata nelle prime ore del pomeriggio del 2 febbraio del 2022.
D’Ambra ha risposto a tutte le domande premettendo di essere sotto effetto di farmaci psichiatrici e di soffrire di vuoti di memoria. Ricordava nitidamente però che quel giorno aveva assunto in un breve lasso di tempo un ingente quantitativo di droga, un grammo di cocaina e anche mezzo grammo di crack. Ed è proprio quest’ultima droga che, sostiene, gli avrebbe fatto perdere la testa.
Ai giudici ha spiegato di avere approcciato Rosa dicendole che voleva farle controllare il contratto di locazione. Poi le ha messo il braccio sinistro intorno al collo, come fanno i lottatori, e se l’è trascinata in casa. È stato allora che sono sopraggiunte le voci e il buio.
“Quando mi sono ripreso – ha detto – ero a terra, con le mani intorno al collo di Rosa… capisco il dolore del padre di Rosa… chiedo scusa a voi… so che la famiglia non mi perdonerà mai. E hanno ragione, chiedo aiuto a voi e a Dio”, ha poi detto in lacrime.
D’Ambra ha anche avuto una reazione scomposta, nei confronti del pm, prontamente sedata dal suo avvocato e dal presidente Concetta Cristiano.
L’istruttoria sarà chiusa il 28 marzo, giorno in cui il pubblico ministero farà la sua requisitoria.
Le parte civili (l’avvocato della famiglia Alfieri Carmine Busiello e l’avvocato della Fondazione Polis Gianmarco Siani) discuteranno invece il 4 aprile. Il legale dell’imputato, l’avvocato Mattia Cuomo, il 12 aprile.