Pier De Luca, il figliolo del presidente della Regione Campania è sulle spine. Al suo secondo mandato da deputato pare che non gli venga confermato il ruolo di vicecapogruppo Pd alla Camera. Il suo nome – tra l’altro – non compare neppure tra i neo 21 membri della nuova segreteria del Partito democratico a guida Elly Schlein. Anzi il De Luca padre e figlio sono pressochè isolati. I rappresentanti campani sono dichiaratamente contro le pratiche deluchiane.
Il segnale tanto atteso è arrivato: Schlein vale dritta per la sua strada. L’aveva promesso: c’è un caso Campania da risolvere. Occorre rinnovare la politica. Stop ai cacicchi e capibastone. È finita l’epoca del partito delle clientele. L’era De Luca sembra destinata al capolino, altro che terzo mandato. Insomma, pare che il suo apparato o meglio il suo monolitico sistema di potere vada incontro a una disarticolazione.
Il problema serio è che nessuno del nuovo corso del Pd pare aver fatto i conti con il potere di Vincenzo De Luca, un uomo che fatte le giuste valutazioni potrebbe marciare sull’apparatro dello stesso partito democratico. Rendersi autonomo e costruire attorno a se un progetto sartotriale che guardi unicamente ad obiettivi di governo e quindi andare al di là del colore politico.
Un’agenda del fare che comprenda sindaci, amministratori, consiglieri comunali, metropolitani e regionali e che avrebbero in De Luca il fuoriclasse. Un’idea che in segreto sta accarezzando da parecchi mesi e più che altro sta organizzando e costruendo. Tanto è vero che sibillino ha sbottato ai cronisti: “Facciamoci in tranquillità le feste di Pasqua”. Un avvertimento ironico, sarcastico ma forse non tanto.