Il coccodrillo torna a Castel Nuovo, rivive la leggenda. Inaugurata l’installazione dell’artista Francesco Vezzoli

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Inaugurata a Castel Nuovo alla presenza del il Sindaco Gaetano Manfredi e del consigliere per l’arte contemporanea e l’attività museale Vincenzo Trione l’installazione artistica Lacrime di coccodrillo di Francesco Vezzoli.

L’obiettivo è quello di rafforzare la vocazione al contemporaneo della città con iniziative pensate appositamente dai protagonisti dell’arte del nostro tempo e di creare una relazione diretta con la cittadinanza invitando artisti di alto profilo a intervenire in piazze, strade, chiostri, quartieri della città, e contribuire così ad alimentare un processo di riqualificazione urbana.

Ogni progetto nasce in collaborazione con le realtà attive in città, con l’intento di incentivare la formazione e l’espressività dei giovani e la crescita progettuale e professionale del tessuto culturale e artistico del territorio.

“L’arte contemporanea – ha sottolineato il sindaco Gaetano Manfredi – torna protagonista in uno dei luoghi simbolo della nostra città: la fortezza angioina con oltre 700 anni di storia che non smette di incantare e di stupire i turisti e persino gli stessi cittadini napoletani. È il segno di una Napoli fiera della propria tradizione ma che è anche proiettata verso il futuro; una città che traccia segni di contemporaneità in luoghi che rappresentano il suo passato, facendo discutere sui grandi temi del presente”.

“Quest’opera salda con efficacia il legame tra la storia della città e lo sguardo contemporaneo, rinvio a mitologie lontane e sensibilità postmoderna – ha spiegato il consigliere per l’arte contemporanea e l’attività museale Vincenzo Trione – Proprio a questi intrecci tra tempi diversi rimanda la scelta di contaminare in maniera misurata e rispettosa gli spazi di Castel Nuovo con una serie di inciampi visivi contemporanei. Prima, l’elmo di Mimmo Paladino. E, ora, il coccodrillo famelico di Vezzoli, in attesa di altre presenze, capaci di coniugare memoria e modernità”.

“Il Maschio Angioino, ci raccontano gli storici, nel 1300 ospita sia Petrarca che Boccaccio. Nel 1975, in una città apparentemente e fortemente patriarcale, Giuseppe Patroni Griffi crea l’archetipo italiano della fluidità nelle pagine di “Scende giù per Toledo”. Infine, nel 1980 Lucio Amelio costruisce, sempre a Napoli, l’incrocio dei due poli più significativi, ma diametralmente opposti, dell’arte mondiale del secondo dopoguerra: Andy Warhol e Joseph Beuys. Napoli quindi, per definizione, è il luogo dove gli incontri e le stratificazioni più impossibili possono accadere con estrema naturalezza. Napoli è la patria dell’ossimoro felice. In un luogo così epico e romantico mi è stata offerta la possibilità di occupare “una stanza tutta per me” e sono pertanto grato alle Istituzioni per la loro gloriosa ospitalità” questo il commento dell’artista Francesco Vezzoli.

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