“Lui è sceso dall’auto per uccidere. Lui voleva uccidere”. È netto, chiaro e preciso Michele Marrandino, fratello gemello di Marco, 39 anni, che insieme a Claudio, 29 anni, sono stati massacrati a colpi di pistolettate sabato 15 giugno, poco dopo le 14, in via Astragata, all’uscita di Succivo della Nola-Villa Literno.
L’assassino è Antonio Mangiacapre, 53 anni, operaio incensurato che ha agito come un sicario professionista. È stato lui a premere il grilletto e scaricare l’intero caricatore addosso ai due inermi fratelli: prima ha negato ogni responsabilità poi davanti al Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere avrebbe confessato le proprie responsabilità affermando che si è trattata di una lite per motivi di viabilità. Una bugia a cui nessuno crede.
In un’intervista Michele Marrandino riflette sull’intera vicenda e non si dà pace e pretende la verità. “Perchè è uscito di casa con la pistola? Lui è sceso dall’auto ed ha ucciso subito. Voleva uccidere. Non ci credo al problema di viabilità. Guardando il filmato che dura poco più di un minuto si vede che non c’è stato il momento per discutere. Nel video si vede che l’assassino ha bloccato i miei fratelli che addirittura hanno ingranato la marcia indietro per scappare e lui con l’auto lì continuava ad ostacolare per non farli passare. Lui aveva tutto lo spazio per andare via, invece, ha sparato Claudio, il piccolino, dopo ha rincorso Marco sparandogli alle spalle come se fossero l’ultimo dei criminali”.
Prende fiato Michele e poi aggiunge: “Lui di essere umano non ha nulla. Perchè è uscito di casa con la pistola? La verità è che lui voleva uccidere”. Poi sottolinea: “Noi vogliamo sapere il motivo per cui ha ucciso i miei fratelli. Deve uscire fuori la verità altrimenti impazziamo tutti. I motivi non si possono ricercare neppure in ragioni di lavoro: Marco non era un semplice avvocato, era l’avvocato di tutti. Mentre Claudio era un onesto lavoratore. Lunedì mattina doveva ritornare a Mantova con me. Stiamo lì dal 2019. Mio padre ci ha insegnato solo lavorare e basta. Cesa è la nostra terra perché qui siamo nati e cresciuti e abbiamo la famiglia. Le nostre attività le svolgiamo nel Nord Italia. Mai nessuno ci è venuto a bussare la porta di casa per chiedere pizzo e nulla sappiamo di camorra”.
Uno sfogo di un fratello che in pochi secondi ha perso un pezzo della sua famiglia, della sua vita. E poi Michele Marrandino conclude: “La verità la conosce solo lui. Perché volevi uccidere i miei fratelli, per quale motivo ? Che ti hanno fatto ? Abbiamo il diritto di saperlo”.