Gli appartamenti dell’ex canonica compresa nella storica chiesa di San Biagio ai Taffettanari, a pochi passi dall’Archivio di Stato a Napoli e occupati abusivamente da famiglie legate alla criminalità come i Macor e i Cortese, sono stati sgomberati secondo il termine stabilito dall’autorità giudiziaria.
Il parlamentare Francesco Emilio Borrelli che raccolse la denuncia della trasmissione Report rivolgendosi con atti ispettivi parlamentari al ministro dell’Interno Piantadosi e al Prefetto di Napoli e poi presentando vari esposti alla Procura di Napoli è riuscito a fare un sopralluogo dell’edificio occupato per oltre 20 anni dagli abusivi. La struttura sarà rimessa a nuovo, saranno abbattute tutte le opere abusive e sarà destinata alla prima scuola di artigianato presepiale di Napoli.
A fine maggio scorso scattò il sequestro dei magistrati della Tutela beni culturali della procura di Napoli (pm Vincenzo Piscitelli, procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli) con i carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Napoli che contestarono agli occupanti abusivi, alcuni componenti della famiglia Macor tra i quali figurano anche destinatari di misure cautelari e condannati, di avere progressivamente invaso e occupato, senza avere alcun titolo, gli immobili della canonica addirittura aumentando la superficie abitativa illecitamente.
L’ex canonica della chiesa di San Biagio ai Taffettanari, bene di rilievo storico-architettonico, è di proprietà dell’omonima Opera Pia, commissariata dalla prefettura di Napoli. Il successivo sequestro emesso dal gip del tribunale di Napoli rientra nell’ambito di un ampio piano di ricognizione del patrimonio storico-artistico e architettonico dell’ufficio inquirente partenopeo, guidato dal procuratore Nicola Gratteri, che vede la collaborazione della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio del Comune, della Curia e dell’università Federico II di Napoli (Dipartimento di architettura).
Gli appartamenti sono stati in parte modificati, una finestra è stata abusivamente trasformata tale che consentiva l’accesso al terrazzo della chiesa dove in estate le famiglie MAcor e Cortese allestivano una piscina dove erano soliti fare un tuffo e poi mettersi al sole con tanto di sdraio e ombrelloni.