Non convince, racconti troppo contraddittori e omissivi. Gli inquirenti hanno ritenuto che le dichiarazioni finora rilasciate da Francesco Schiavone detto Sandokan non sono tali da garantirgli lo status di collaboratore di giustizia. In pratica mancano riscontri e attualità, la sua collaborazione con la giustizia è priva di riscontro.
La decisione del ministero della Giustizia su richiesta della Procura antimafia di Napoli d’intesa con la Dna ha disposto, quindi, per il capo dei Casalesi è il ritorno al vecchio status della detenzione in regime di 41 bis quella del carcere duro.
Francesco Schiavone aveva comunicato la sua decisione di voler collaborare con la giustizia a marzo del 2024 ai pm della Dda di Napoli, dopo 26 anni di carcere duro.
Una decisione che seguiva quella del figlio primogenito Nicola, nel 2018 e nel 2021 il secondo figlio Walter. Ma ad osteggiare quella clamorosa decisione sono stati gli ultimi due figli: Emanuele Libero e Ivanhoe.
Tante sono le domande: Perché Francesco Schiavone ha messo in atto questa manovra? Qual è il messaggio che ha voluto inviare? E a chi? E perchè? Interrogativi a cui i magistrati anticamorra dovranno prima o poi trovare le risposte.