Niente sequestro, niente rogo. Il libro “Il Casalese” – ascesa e tramonto di un leader politico di Terra di lavoro – edito dalla piccola casa editrice “Cento Autori” di Pietro Valente resta in libreria. L’editto casertano, la fatwa per ora non passa. Il 26 aprile, infatti, il giudice del tribunale civile di Napoli Anna Giorgia Carbone ha depositato un’ordinanza nella quale “dichiara che la domanda proposta dai legali di Giovanni Cosentino (fratello imprenditore del deputato Nicola Cosentino ndr) non rientra fra gli affari assegnati alla Sezione specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale e dispone quindi la trasmissione degli stessi atti al presidente del tribunale per le decisioni di sua competenza in ordine all’assegnazione del fascicolo”. Sarà Carlo Alemi a decidere.
Ai tempi del sequestro e la liberazione dell’assessore della regione Campania Ciro Cirillo da parte delle Brigate era lui il giudice che per caparbietà e intuizioni investigative l’allora Presidente del Consiglio Ciriaco De Mita lo bollò come un magistrato che si era posto al di fuori del circuito costituzionale.
Oggi da presidente del tribunale Alemi dovrà provare a dipanare una matassa legale che comincia a mostrare molti nodi. Il tutto nasce da una denuncia formulata dai legali di Giovanni Cosentino, titolare delle aziende: Aversana petroli e Ip service srl, considerate la cassaforte di famiglia, contro l’editore e lo stampatore del libro “Il Casalese”. Nell’atto giudiziario il denunciante con rito d’urgenza ha chiesto il sequestro e la distruzione del manoscritto e un risarcimento danni di un milione e 200mila euro.
La domanda sorge spontanea : a chi fa paura “il Casalese”? Il manoscritto curato da nove giornalisti narra l’escalation al potere del deputato Nicola Cosentino, già sottosegretario all’Economia con delega al Cipe nel governo Berlusconi ed ex coordinatore campano del Pdl. Un potere politico ed economico accumulato in pochi anni dal deputato di Casal di Principe che fa impallidire e lo pongono come il playmaker del governo nazionale.
Cosentino oltre a un processo per camorra è imputato anche per aver partecipato alla costruzione di un falso dossier contro l’attuale presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. La strategia era quella di screditare Caldoro, metterlo fuorigioco nella corsa per palazzo Santa Lucia. In molte intercettazioni Cosentino è definito “persona furba come la volpe”.?
Claudio Riccardi