E’ dietrofront. Cambia la Ztl del lungomare quella istituita tra le polemiche per le gare dell’America’s Cup : sarà attiva dal lunedì al venerdì dalle 8 e 30 alle 14 mentre nei weekend i varchi resteranno aperti. Corre ai ripari l’Amministrazione partenopea dopo le forti critiche piovute sulle modalità con cui era stata decisa la chiusura di un pezzo importante della città. La Ztl totale (chiusura 7-18 sette giorni su sette) ritornerà a Natale e in modo definitivo grazie all’installazione di telecamere per il controllo dei varchi.
L’assessore alla Mobilità Anna Donati ci mette la faccia e dice poco convinta : “Non è stato un passo indietro – precisa – semplicemente un aggiustamento”. Al di là delle parole la Ztl presentava evidenti criticità figlie di un unilateralismo amministrativo. Reggono, invece, le Ztl del Centro storico: da Piazza Dante a Piazza Carità passando per piazza Bellini e via dei Tribunali.
Da un lato ci sono gli ultras delle strade chiuse, delle piazze pedonalizzate e delle maxi Ztl. Sempre più napoletani per spostarsi adoperano la cara e vecchia bicicletta e timidamente una volta settimana fanno jogging sul lungomare come direbbe il sindaco liberato. Poi ci sono i moderati che pur apprezzando il recupero di una certa vivibilità e aria salubre sostengono che occorre gradualità e mediazione con le esigenze dei diversi attori sociali e categorie produttive.
Manca gradualità e mediazione
Attorno a questi due poli cresce e tracima il partito del malcontento che si oppone al blocco della circolazione. Ci sono commercianti, professionisti, automobilisti, residenti ma anche i tanti che sostengono come le maxi Ztl contribuiscono a trasformare Napoli in una grande periferia. La diatriba non è da poco. C’è chi al di là dei pro e contro con un’ attenta disamina ha individuato una serie di criticità pratiche e metodologiche nel fare dei componenti della giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris.
E’ giusto restituire spazi alla città, sviluppare una diversa cultura sull’uso dell’auto, tutelare l’ambiente e la salute però – questa è l’accusa – si avverte la mancanza di un disegno, l’assenza di un progetto strategico, di un’idea di città. Ci sono – ad esempio – gli abitanti di Posillipo che protestano : “Siamo isolati dal resto della città”.
Ci sono i commercianti che manifestano: “Siamo pronti a cedere le nostre attività”. Ci sono i gestori dei locali che avvertono: “Provvedimento calato dall’alto. Chiudiamo le saracinesche: la movida non passa più per via Partenope e via Riviera di Chiaia”. Ci sono gli automobilisti che si lamentano per la disorganizzazione: “Parcheggi e posti per la sosta temporanea insufficienti”.
Ci sono i cittadini che accusano: “A piedi? Una parola. I mezzi pubblici sono inesistenti”. Ci sono, infine, i vigili che a denti stretti denunciano: “Ci usano come barriere umane. Lasciati soli nell’emergenza”. La matassa, insomma, presenta molti nodi e non è semplice scioglierli con il cesarismo.
Le Ztl non sono Disneyland
Alcuni intellettuali come Fulvio Tessitore ci vanno giù duro: “La gestione delle aree pedonalizzate, sono un fatto positivo, se accompagnate da tutto il corredo delle condizioni e risorse necessarie. Le Ztl non sono la chiusura di questo e quel quartiere per far pattinare o fare footing: a questo servono i parchi giochi o Disneyland. Le Ztl raffigurano una scelta di progettazione e di governo dello sviluppo economico e sociale di una città. Il fatto è che per far questo bisogna avere una “idea” della città, bisogna conoscerne effettivamente (non sulle cartine turistiche) l’urbanistica anche nella sua conformazione socio-economica, i centri produttivi e commerciali”.
“Bisogna essere umili, rispettosi e capaci di correggere i propri errori, cosa questa che è la prima condizione di un buon governante. In caso contrario si fanno solo capricci infausti”. ?
Pier Paolo Milanese