Diciamolo e nessuno si offendi: l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe paragonato alla figura del cardinale Carlo Maria Martini (pace all’anima sua) diventa ad dir poco un personaggio da avanspettacolo, una macchietta da cabaret, un pazzariello. Purtroppo il nostro paradiso abitato da diavoli non ha trovato, negli ultimi anni, una degna guida ecclesiastica: un pastore dalla “ferrea integrità, lealtà e con la virtù della pazienza e della misericordia” caratteristiche riconosciute universalmente a Martini.
Sorvoliamo sull’ex arcivescovo Michele Giordano, trapassato ad altra vita. Su Sepe c’è poco da dire. L’ultima “uscita” è un “comizio” in occasione dello scioglimento del sangue di Santa Patrizia. Sua Eminenza, dall’altare della chiesa di San Gregorio Armeno, ha tuonato contro la proposta di dibattito e riflessione lanciata dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris sulla nascita di un “quartiere a luci rosse”.
Il capo della Curia di largo Donnaregina inforcati gli occhialini e impostata la voce, a muso duro, ha sparato palle incatenate contro il primo cittadino accusandolo di : “offrire alla sua gente solo frivolezze invece di proposte concrete ad argomenti seri e di interesse generale”.
L’invettiva-omelia di Sepe nella sua veste di religioso travalica la sua figura di guida dei cattolici napoletani e sposta l’attenzione sulla sua legittimità a dettare l’agenda politica ad un amministratore e in generale sul suo essere condottiero morale di una polis. Ecco – secondo pochi ma buoni – l’arcivescovo non ha l’autorevolezza per impartire lezioni di moralità a nessuno sul piano dei comportamenti.
Luigi de Magistris – in un momento d’impeto e non come sostiene il “neo-sacrestano” Raffaele Cantone (una risposta di pancia, sbagliata) – ha urlato ai quattro venti una verità che pochi per calcolo ammettono pubblicamente.
L’ex pm non si è fatto passare la mosca per il naso e mettendo da parte l’asfissiante diplomazia ha finalmente reindossata la bandana – quella della rivoluzione arancione – e accusato il cardinale di “un attacco politico” e piazzato una stilettata di precisione “Parla Lei che si è occupato di ben altre case quando era a Roma”. L’allusione è un macigno. Riguarda l’inchiesta che vede il porporato indagato insieme all’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi dall’accusa di corruzione aggravata.
Gli affari di ‘Propaganda Fide’ I presunti reati (all’orizzonte anche altre contestazioni) si sarebbero consumati dal 2001 al 2006 quando il cardinale era a capo della potente “Propaganda fide”, il polmone finanziario del Vaticano. Una cricca di politici, prenditori, funzionari dello Stato e amici degli amici accreditati presso la Santa Sede che interloquivano direttamente con le gerarchie ecclesiastiche.
Il menù è il solito: affari a tanti zeri. Nel piatto cotto e mangiato le solite pietanze: favori e scambi, pacchi e contropacchi. Tu mi dai un palazzo a me con lo sconto (Sepe lo avrebbe venduto a Lunardi) e lui (Lunardi) dà alla Santa Sede un finanziamento pubblico mascherato. La “donazione” insomma veste i paraventi sacri.
Un’amicizia quella tra l’arcivescovo e l’ex esponente del governo Berlusconi che si è rafforza quando il responsabile del dicastero alle infrastrutture ci mette una buona parolina per far assumere all’Anas un nipote di Sua Eminenza.
Se Carlo Maria Martini non amava fronzoli, cercava rapporti umani veri. Anzi finché è stato bene ha usato la metropolitana vestito con anonimo clergyman, senza croci d’oro al collo, guidando una piccola utilitaria il suo omonimo per titolo Sepe è l’esatto contrario. L’ostentazione di croci d’oro, anelli formato “ciciniello” stile Gava, auto di servizio con autista sono i suoi simboli di potere completati da segreterie, staff organizzativi, uffici stampa, corte dei miracoli, cerchia di collaboratori e fedelissimi yes man.
A giusta ragione quando avvenne la nomina di Sepe a Napoli una perfida Rosa Russo Iervolino commentò a taccuini rigorosamente chiusi: “Finalmente in città è arrivato un importante operatore economico”.
Crescenzio Sepe, natio di Carinaro, ridente paesello a pochi chilometri da Casal di Principe (Caserta) è un inguaribile guascone: tra una caramella e l’altra (sigarette), un goccetto di vino e una partita del Napoli si sente al centro del mondo, il suo mondo.
Qualche esempio? Accade che quando si è recato in America a Little italy ha detto con enfasi ai nostri emigranti: “Io rappresento la gente di Napoli”. Ostenta collane e anelli d’oro In occasione del miracolo di San Gennaro per scongiurare l’ennesima crisi dei rifiuti che ti fa Sepe? Prende l’ampolla con il sangue del santo e la ruota sui cumuli dell’immondizia; mentre s’indigna e ordina con roboanti dichiarazioni ai sacerdoti di non fare la comunione ai camorristi non ci pensa su due volte e raccomanda i suoi due nipoti all’Eco 4, il consorzio per la raccolta dei rifiuti dei fratelli Orsi collegato al clan dei Casalesi dove l’onorevole Nicola Cosentino ripeteva al telefono: “Song’ io l’Eco4”.
Una galleria degli orrori da far accapponare la pelle. Due pesi e due misure. Un re della chiesa nudo che tutti in pubblico fanno finta di vederlo vestito di autorevolezza se poi capita che il bambino-de Magistris di pancia, d’impeto, d’istinto dice pan per focaccia ecco che si solleva lo scandalo. Quanta ipocrisia.
Un primo cittadino ha il dovere di guardare in faccia ai problemi e proporre soluzioni giuste o sbagliate che siano, stimolare il dibattito, avviare discussioni per responsabilità della comunità che amministra: de Magistris ha fatto bene a sparigliare le carte in tavola. Le camorre oltre al traffico della droga guadagnano milioni di euro con il mercato della prostituzione.
Arcivescovo cerchiobottista. Il cardinale sembra un’anima bella, un cerchiobottista d’assalto, un “signorotto” di chiesa che per interesse agisce da politico demagogo. Se Sua Eminenza è così sensibile ai “quartieri a luci rosse” perché nel corso dei decenni che ha regnato Silvio Berlusconi di fronte alla sua disinvoltura di letto non ha mai mosso un solo rilievo né “politico”, né morale? Nei tanti incontri mai un imbarazzo, mai una parolina puntata, mai una critica. Niente. A Napoli si dice : “si è misurato la palla”. Sepe è fustigatore dei deboli e acquiescente con i potenti.
Anzi davanti agli scandali a luci rosse dell’ex premier (Berlusconi sarebbe stato – tra l’altro – a letto anche con un paio di minorenni) l’ex Papa rosso non ha fatto una piega ha sempre ripetuto come un mantra: “Non condanno i fatti privati di Silvio Berlusconi ogni uomo ha un lato buono e l’altro cattivo”. Amen andate in pace…
Bene ha fatto il primo cittadino de Magistris a polemizzare e ri-perimetrare i confini tra l’autonomia amministrativa-propositiva di un sindaco eletto ed i comizi-omelia di un arcivescovo poco autorevole. Certo se l’ex pm visto il vespaio di polemiche ingranasse la retromarcia e farebbe penitenza a Largo Donnaregina non sarebbe un bel vedersi.
Arnaldo Capezzuto