La Lega di Matteo Salvini tracima di consenso. In Italia da sistema tripolare si rischia di avere una specie di democrazia a partito unico.
E di fronte a queste emergenze democratiche e non ultimo il preoccupante clima di odio, il Partito democratico, invece, di essere argine esercitando un rivisto centralismo democratico, trova il tempo per litigare.

Ad accendere la miccia ci ha pensato Matteo Renzi, l’ex segretario e premier attribuisce il crollo Dem solo ed unicamente alle politiche dell’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e del ministro dell’Interno Marco Minniti sull’immigrazione.
Chi si aspettava un Renzi che facesse autocritica, non è rimasto deluso ma già lo sapeva che alla fine la colpa non è mai dell’ex sindaco di Firenze.
In una lettera inviata al direttore di Repubblica e pubblicata ieri, l’ex premier elenca “le colpe del PD”, il partito che lui ha guidato dal 2013 al 2018.
Ma se il PD è crollato alle elezioni o nei sondaggi, di certo la colpa non è sua, ma di chi è arrivato dopo di lui a capo del governo e del Paese, all’alba del 2017.
Ovvero l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e, per estensione, l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, rei di aver mal giudicato la questione immigrazione.
E allora è toccato a Gentiloni oggi scrivere una contro lettera e indirizzarla a Repubblica.

Nel frattempo Nicola Zingaretti, sempre più assente e imbarazzato dalla vicenda Csm e rifiuti a Roma, liquita il tutto con la battuta: “Più che critica di Renzi pensavo alla sua autocritica”.
Insomma, fatevi male fino alla fine. Sull’altra sponda c’è Matteo Salvini che non si cura di nulla e legge i sondaggi.
Pier Paolo Milanese
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