‘Alleanza di Secondigliano’ vuole conquistare il Rione Sanità: fanno gola l’apertura dei cantieri e la nascente economia turistica dei vicoli

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Venti colpi di pistola. Vetrate in frantumi, auto danneggiate, muri scheggiati e un tappeto di bossoli sul selciato delle viuzze del Rione Sanità. In pochi giorni è la terza ‘stesa’ che avviene tra Piazza Santa Maria della Santià e Piazzetta Materdei.

Stanotte i killer sono tornati ed hanno fatto fuoco in via Villari e in vico Lammatari.

Regna un clima di sfiducia. C’è già chi comincia a sostenere che il sacrificio di Genny Cesarano, ucciso la notte del 6 settembre del 2015, vittima innocente della camorra, non sia servito a nulla.

C’è un crescendo di tensioni lungo le viuzze che dalla Salita di Capodimonte si incuneano fino giù al Borgo dei Vergini. Il coprifuoco è totale e scatta dopo le 23.

Le strade si svuotano e dalle tane escono in sella a scooter i ‘bamboccioni’, scorrazzano indisturbati e mettono a segno ‘atti dimostrativi’.

Il Rione Sanità è terra di conquista: blitz, arresti e condanne hanno liberato il territorio.

Se quel fazzoletto di vicarielli era da sempre in cima ai desideri della cosca dei Lo Russo ora con la dissoluzione del clan di Miano comincia a fare gola ad altri gruppi emergenti che per interposti interessi fanno ammuina.

C’è chi è convinto che a ‘manovrare’, ‘telecomandare’ e ‘ordinare’ le azioni dimostrative siano i clan storici di ‘Allenza di Secondigliano’.

Gli stessi investigatori sono scettici che gruppi come i Savarese, Sequino, Mauro, Vastarella, Tolomelli abbiano una forza tale da potersi opporre a ai voleri criminale dei clan di Secondigliano anzi ne subirebbero la forza stabilizzatrice.

Forse quelli di Secondigliano hanno compreso che potrebbero finalmente avere l’occasione storica di mettere le mani sull’ambito centro storico della città.

Nonostante le manette ai capi, gregari e affiliati, la federazione della Masseria Cardone conserva intatta forza e potenza.

Del resto la ‘boss in gonnella’, Maria Licciardi, è temuta e rispettata.

Ha il carisma e la forza di muovere e mobilitare truppe. Il Riesame ne ha rigettato la custodia cautelare.

La ‘piccolina’ è una donna libera, il suo conto con la giustizia l’ha pagato. La caratura del personaggio lo si comprende tutto. Non è un caso se prima del blitz della Dda partenopea che ha portato dietro le sbarre 126 persone, Maria Licciardi si sia ‘allontanata’ da casa.

L’irruzione delle forze dell’ordine nel cuore della notte ha dato esito negativo: Maria non c’era. Se tecnicamente era latitante con la sentenza-ordinanza dei giudici del Riesame, non lo è più.

Chi la conosce sa della sua determinazione, durezza e spirito vendicativo. Il Rione Sanità è stato sempre e solo identificato con un preciso nome e cognome: Giuseppe Misso.

Il boss ‘anomalo’ quando era attivo con il suo gruppo – inizi degli anni duemila – ha dato filo da torcere a Edoardo Contini, Patrizio Bosti, Francesco Mallardo e appunto Maria Licciardi.

Deposte le armi per la cessata spinta ideologica e il ‘tradimento’ dei nipoti, Misso è diventato collaboratore di giustizia.

L’ex padrino ha raccontato con precisione maniacale dettagli, particolari che hanno contribuito a scrivere pagine di verità e soprattutto a far capire la pericolosità di Alleanza di Secondigliano e la sua vicinanza con l’area grigia degli insospettabili.

La conquista del Rione Sanità potrebbe nascondere non solo una sorta di rivalsa storica di Alleanza di Secondigliano e di Maria Licciardi nei confronti dello stesso ex boss, ma soprattutto il portare avanti un preciso disegno: occupare un rione e un pezzo di Napoli che nei prossimi mesi sarà interessato da una montagna di soldi pubblici d’investimento per l’attuazione di progetti importanti.

Intanto, Ivo Poggiani, presidente della III Municipalità di Napoli ha chiesto al sindaco di Napoli Luigi de Magistris un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ‘ad hoc’, esclusivamente dedicato a quanto sta accadendo tra il quartiere Sanità e il centro storico di Napoli.

Arnaldo Capezzuto

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