Le ultime e inquietanti indiscrezioni giudiziarie sul Caso Siri, vedono il leader della Lega Matteo Salvini non estraneo ai fatti come invece sembrava inizialmente.
Ad inchiodarlo alcune intercettazioni telefoniche e ambientali in cui i protagonisti parlano del ministro dell’Interno informato su tutti i fatti.
Poi c’è la vicenda del Russiagate e le implicazioni dei vertici del Carroccio nell’attività di lobby che portava avanti Gianluca Savoini e le gravissime ipotesi di reato di corruzione internazionale.
Il quadro – riflettono ai piani alti del Movimento 5 Stelle – è di un partito, la Lega, che pare custodire e usare le vecchie pratiche e logiche partitocratiche della Prima Repubblica.
Colpisce anche il lessico e le prese di posizioni dei leghisti contro i giudici e la magistratura. Un esempio lampante è stata l’assenza di qualsiasi messaggio di condoglianze per la morte dell’ex capo della procura di Milano Francesco Saverio Borrelli e padre del pool che scoperchiò tangentopoli da parte del Carroccio.
Luigi Di Maio è insofferente. Se stare al governo significa portare avanti l’arte della mediazione e del compromesso su di un punto il giovane leader ha le idee chiare ed è intransigente : sul rispetto della legalità nessun passo indietro.
I Pentastellati pensano che se La lega di oggi di Matteo Salvini e prima con Roberto Maroni e alle origini con Umberto Bossi immagina di comportarsi come il berlusconismo del ventennio, erede dei maneggi disinvolti della Prima Repubblica, allora il ‘governo del cambiamento’ è già terminato.
Cresce tra il cerchio magico che attornia Luigi Di Maio, la consapevole di sfiducia nei confronti della Lega.
Troppi affari, troppe manovre oscure, troppi strani provvedimenti nascosti tra le pieghe di emendamenti e decreti legge.
C’è la sensazione suffragata anche da alcune clamorose inchieste che la Lega lavori ed ‘usi’ il Parlamento per aumentare le proprie clientele, per portare avanti servigi e così accontentare lobby e gruppi di interesse non trasparenti.
Insomma, i grillini tengono gli occhi ben spalancati e ormai sono il cane da guardia. Non è un caso se hanno rinforzato tutto il settore legislativo costituendo una sorta di unità di crisi: quando i testi di proposte di legge ed emendamenti a firma dei parlamentari del Carroccio non sono chiari, scatta il blocco.
È una sorta di salvavita, un meccanismo che segnala un eventuale codicillo che cela la soddisfazione di interessi di parte e non collettivi.
Precauzioni che nei fatti già hanno fermato numerose iniziative della Lega ad personam come dell’ex so è accaduto per l’ex sottosegretario Armado Siri.
Le asprezze di questi giorni, le furiose polemiche, le continui liti nasconderebbero l’insofferenza di Salvini verso gli alleati ormai ‘censori’ di qualsiasi iniziativa legislativa targata Lega in commissione e in aula.
Pier Paolo Milanese