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È diventato un caso l’intervista a Raffaele Cutolo nel carcere di massima sicurezza di Parma. Ufficialmente a muoversi ora è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ha disposto accertamenti sulle dichiarazioni del capo della Nco.
Per il Guardasigilli c’è il sospetto che siano dei segnali inviati al mondo esterno. Questo il sospetto. Tra l’altro l’intervista concessa al quotidiano il Mattino non era autorizzata.
La testata partenopea è finita ora sotto i riflettori occorre capire perché sia stata pubblicata un’intervista al boss Raffaele Cutolo, da 54 anni detenuto al 41 bis con il titolo : “Vogliono farmi pentire ma io non tradisco”.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, il ministero della giustizia ha avviato immediati accertamenti sul caso.
Per i tecnici, le dichiarazioni dell’articolo “appaiono costituire un vero e proprio messaggio veicolato all’esterno, mediante il giornalista, dal boss”, detenuto al 41 bis nel carcere di Parma.
Una ricostruzione dei fatti è stata inviata al capo della procura di Napoli, Giovanni Melillo. A quanto risulta l’autore dell’articolo, Antonio Mattone, era a colloquio con l’ex capo della Nco in quanto “responsabile della Comunità di Sant’Egidio per le carceri nella Regione Campania”, allo scopo di scrivere un libro su Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, ucciso nel 1981 su mandato di Cutolo.
Non ci sarebbe stata, dunque, alcuna autorizzazione ad un’intervista. Tuttavia l’autore e il direttore de ‘Il Mattino’, Federico Monga, hanno pubblicato dichiarazioni che sarebbero un “messaggio veicolato all’esterno dal boss”. Da via Arenula è anche partita la segnalazione all’Ordine dei giornalisti nei confronti di Mattone e Monga.
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