Cresce nelle ultime ore la fronda nel Movimento 5 Stelle. Nubi nere si addensano sull’esito finale del voto sulla piattaforma Rousseau per il definitivo lasciapassare degli attivisti all’inedito governo giallorosso.
“Sei d’accordo che il Movimento 5 Stelle faccia partire un Governo insieme al Partito democratico, presieduto da Giuseppe Conte?” questo il quesito già on line che attivisti e portavoce domani dovranno votare.

Il governo del Paese è appeso a un ‘si’ oppure a un ‘no’ che circa 40 mila iscritti su 100 mila voteranno su di una piattaforma informatica gestita da una società privata già bombardata dai rilievi dell’authority della privacy.
L’intervento a gamba tesa di Beppe Grillo per spingere all’accordo con il Pd rinunciando anche – se è il caso – alle poltrone, la sommossa interna al Movimento capitanata da Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone inducono riflessioni amare a Luigi Di Maio e quasi la tentazione di rovesciare il tavolo definitivamente.
Il capo dei Pentastellati, indipendentemente la si mette, è colui che ci ha rimesso di più in questa pazza crisi di governo. Ridimensionato politicamente, contraddetto dai fatti rispetto ai proclami – l’ultima una diretta Fb del 18 luglio che accusa il Pd di tramare con la Lega e di essere il partito di Bibbiano – e forse resterà all’asciutto nel nuovo esecutivo rispetto alla sue aspettative.

Se il M5S al governo per 14 mesi è stato schiacciato dalla più esperta Lega tanto da dimezzare il consenso con il Pd si rischia davvero l’estinzione. Il videomessaggio col quale Beppe Grillo ha benedetto l’intesa giallorossa, invitando addirittura a “sognare a dieci anni” senza risparmiare una critica diretta allo stesso Di Maio hanno innescato un clima di sospetto e turbamento.
La grande tentazione è andare allo scontro. Rimettere tutto in discussione. Rifiutare l’accordo con il Pd tornare con la Lega di Maatteo Salvini e costruire un nuovo Governo con rapporti di forza chiari e un nuovo contratto sottoscritto.
Sarebbe un clamoroso ritorno al futuro e garantirebbe l’esistenza in vita del Movimento 5 Stelle. A pesare è soprattutto il cambio di passo di Giuseppe Conte, troppo autonomo, indipendente e influente rispetto a 14 mesi fa.

E se prima tutto il popolo grillino scrie #ConTe adesso dopo la fase del tessere le lodi del premier si sta passando al #ConTeMaAncheNo.
Un hashtag che contiene dentro un possibile e clamoroso passo indietro: Rousseau boccia il governo gialloverde e torna l’alleanza con la Lega.
Un braccio di ferro che Di Maio vincerebbe contro Grillo e definitivamente si prenderebbe il ‘suo’ Movimento 5 Stelle chiamando alla definitiva resa dei conti interna.
Arnaldo Capezzuto
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