Alla fine o all’inizio il nuovo Governo presieduto da Giuseppe Conte incassa la fiducia con 169 sì anche al Senato.
L’Italia ora ha un Governo in carica presieduto da Conte. Nelle aspettative della maggioranza M5S-Pd e LeU ci si aspettava di superare l’asticella dei 173 si invece così non è stato anzi si sono consumati veri e propri drammi politici e rotture clamorose.

Oltre a Emma Bonino di + Europa che non ha votato la fiducia c’è stato l’addio polemico di Matteo Richetti.
“Se Matteo Salvini non avesse staccato la spina lei sarebbe ancora il premier del precedente Governo. Un presidente del Consiglio degno di questo nome avrebbe detto le cose che ha detto oggi molto prima e poi avrebbe staccato la spina. Dunque non posso per coerenza votare la fiducia a un governo nato su basi di convenienza e ambiguità” – ha detto il senato del Pd in Aula.

Richetti poi coerentemente ha lasciato il gruppo del Pd e si è iscritto al misto. Fasi concitate nel corso del votazioni dove Conte è stato bollato con “traditore, traditore”.
Alla fine il senatore pentastellato Gianluigi Paragone si è astenuto. I sì complessivamente sono stati 169, i no 133 e 5 gli astenuti. I senatori hanno dato il via libera al nuovo esecutivo dopo avere dibattuto tutto il pomeriggio e ascoltato la replica del presidente del Consiglio.
Ora comincia il difficile: all’orizzonte ci sono i mercati e la preparazione della nota al Def e della vera e propria manovra economica.
Un banco di prova da far tremare i polsi con l’opposizione agguerrita e pronta a soffiare sul fuoco.
Pier Paolo Milanese
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