Chiude il raduno di Pontida. Una bella cartolina studiata a tavolinoper dare un segnale alla politica nazionale che la Lega c’è ed è compatta attorno al suo leader Matteo Salvini.
Quando sale sul palco ringrazia, applaude al magnifico colpo d’occhio ma il discorso-comizio è un disco rotto. Stesse considerazioni, analisi e il fatto nuovo è che il Carroccio dall’opposizione avvierà una stagione di riforme con i referendum grazie ai presidenti di Regione.

Bordate contro il nuovo governo e in particolare a finire nel mirino è il premier Giuseppe Conte. “Non possono scappare all’infinito, prima o poi si tornerà al voto. Il popolo italiano non è schiavo di nessuno – dice Salvini – sfideremo i traditori chiusi nei palazzi. Apriamo le porte agli italiani di buona volontà che sono schifati dal tradimento di chi ha svenduto il Paese”.
E poi parla dell’incontro con Silvio Berlusconi e della loro intesa strategica : “Vogliamo una legge che dice chiaramente chi governa”.
L’unico che non attacca frontalmente e il suo ex gemello diverso Luigi Di Maio: “Non cambio idea, è un amico anche se cambia fronte. Ma non condivido le sue scelte: mi spiace vedere che l’evoluzione dei 5 Stelle si trasformi nel cappello in mano in Umbria per una poltrona”.

Torna a parlare dell’immigrazione e del progetto del nuovo governo di cancellare i decreti sicurezza e spalancare i porti e poi chiama Carola Rackete una “viziatella comunista”, contrapponendole Oriana Fallaci. In chiusura, ricorda la manifestazione a Roma del 19 ottobre, la “festa dell’orgoglio nazionale” a cui parteciperà Berlusconi, la Giorgia Meloni e Giovanni Toti.
Pier Paolo Milanese
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