Il prefascismo alle porte. L’avanzata del sovranismo. Il vento populista che risponde con slogan vuoti alla complessità dei problemi. L’inconscienza di far sbattere il Paese e mettere nei guai le future generazioni. Le gaffe istituzionali. Preoccupazione e sussulti.
Poi la svolta: Matteo Salvini affonda il Governo con il Movimento 5 Stelle, Matteo Renzi ne approfitta e lavora nelle contraddizioni dell’alleanza giallo-verde e costruisce un impensabile accordo politico. Nasce il Governo M5s-Pd e LeU. Dubbi, perplessità e ritrovate speranze. E il premier Giuseppe Conte succede a se stesso e in un programma di 26 punti promette di mettere l’Italia sulla rotta giusta.

E il senatore Renzi? L’artefice del miracolo politico? L’ex premier non perde tempo. Guarda a un obiettivo. Persegue una sua precisa e chiara strategia politica. Le carte le scoprirà tra qualche settimana alla Leopolda. L’iniziale spiffero si è trasformato in vento. Può accadere di tutto. Gli inquilini dei piani alti del Partito Democratico non hanno tregua. Le fibrillazioni sono aumentate.
C’è attesa e un grande timore : Renzi con la forza dei tanti parlamentari alla Camera e al Senato è pronto alla scissione. Il Pd è nato, si è originato dalla fusione di due culture politiche : quella di parte delle Dc e quella di parte del Pci. Più volte si è detto, si è scritto di una fusione a freddo non riuscita, di una amalgama non riuscita, di una omogeneità culturale e politica inconcliliabile. E allora Renzi proprio alla Leopolda potrebbe sciogliere questo nodo, annnciando una clamorosa scissione dal Pd.

La notizia circola e mette i brividi. Un regolamento di conti postumo che potrebbe avere degli effetti devastanti sul neo Governo giallo-rosso e decretare un allontanemanto definitivo della gente che non capirebbe.
Non è solo una indiscrezione. Tale è l’allarme che il segretario del Pd Nicola Zingaretti alla Festa dell’Unità di Torino ha pronunciato parole chiare: “Un Pd unito serve alla democrazia italiana e alla stabilità del Governo. Dividersi in questo momento è un gravissimo errore che l’Italia non capirebbe”.
Un modo per tentare di scongiurare la scissione renziana che sembra sempre più vicina e anche Dario Franceschini rivolge un appello all’ex premier via social: “Renzi, non farlo. Il Pd è la casa di tutti, casa tua e casa nostra – dice il ministro -. Il popolo della Leopolda è parte del grande popolo del Pd. Non separiamo questo popolo, non indeboliamoci spaccando il partito di fronte a questa destra pericolosa”.

La prospettiva che persegue l’ex premier è la formazione di gruppi parlamentari autonomi renziani, un progetto già avanzato di “separazione consensuale”, secondo i promotori.
Distanze sui contenuti politici e anche personali. L’eventuale ritorno nel Pd dei fuoriusciti anti-Renzi – simboleggiati da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema – è un’altra delle ragioni che motiverebbero l’uscita dei renziani dal Nazareno.
Pier Paolo Milanese
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