“Funzionari della pubblica amministrazione impreparati e non in grado di opporsi allo strapotere mafioso”

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La denuncia di Giovanni Melillo, capo della Procura di Napoli scuote gli stessi relatori e l’attenta platea della Summer School Ucsi che ha organizzato una tre giorni di studi e confronto tra giornalisti, investigatori e magistrati su evoluzione delle mafie, criptovalute e recupero dei beni confiscati alla camorra.

L’evento che si conclude oggi è promosso dall’Unione cattolica stampa italiana di Caserta e dall’Agenzia pubblica per la legalità Agrorinasce, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti Campania – in svolgimento a Villa Liberazione (in via Angiolieri), già nota come ‘Villa Scarface’, bene confiscato al fratello del capoclan dei Casalesi, Walter Schiavone .

Giovanni Melillo, capo della Procura di Napoli

“Il giornalismo è un pilastro del tessuto democratico del nostro Paese che va difeso – sottolinea Melillo – Le varie mafie hanno in comune un tratto spesso dimenticato: la capacità di trasformare la violenza in ricchezza. Ciò esige il ricorso alla corruzione”.

E poi l’aspetto più inquietante evidenziato dal capo della Procura di Napoli: “Le mafie hanno un servizio di intelligence per carpire informazioni sulle indagini in corso. Le organizzazioni criminali, attraverso gli imprenditori, cercano approvazione sociale e soprattutto una via di ingresso nel sistema legale”.

Una riflessione amara è quella del generale Giuseppe Governale, Comandante della Dia: “Se la mafia prospera nel nostro Paese è perché lo Stato non è riuscito ad imporre la sua autorità sul territorio con decisione. Dovremmo prendere esempio dalla Germania che, dall’unificazione ad oggi, è cresciuta di oltre 30 punti percentuali. La questione meridionale dobbiamo ancora cominciare ad affrontarla”.

Il senatore Piero Grasso, già procuratore nazionale Antimafia

E anche il senatore Piero Grasso, già procuratore nazionale Antimafia che spiega come “La storia della mafia è sempre stata caratterizzata dal business: l’azione della mafia spazia dalle attività tradizionali a quelle più dinamiche, proprie dell’economia contemporanea”.

E cita come esempio il boss Graviano : “Mentre era rinchiuso all’Ucciardone, mi fece una panoramica delle uscite e delle entrate di Cosa Nostra: tutto organizzato e rendicontato nei minimi particolari”.

E conclude Grasso : “Attività che davano guadagno da investire nel traffico degli stupefacenti, come i sequestri di persona ed il contrabbando di tabacchi, spesso svolta congiuntamente ad alcuni clan della camorra napoletana che assicuravano contatti e canali preferenziali con l’estero”.

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