Un sit in di protesta davanti alla scuola media “Carlo levi – Ilaria Alpi” di Scampia con treccine e jeans strappati.
Un presidio per denunciare i gravi fatti che stanno accadendo sl presidio scolatico del quartiere della periferia Nord di Napoli. Prima è stato vietato a un ragazzo di entrare a scuola se non avesse tagliato le treccine di colore blu poi è stato inibito a due ragazzi di accedere in aul cusa i jeans rotti.
Questa la decisione della dirigente Rosalba Rotondo che ha ricordato a studenti e famiglie che a scuola si rispettono i regolamenti.
“Non si tratta di non rispettare le regole della scuola, ma di un vero e proprio accanimento e di un abuso di potere da parte della dirigente” – denunciano i centri sociali che hanno organizzato stamane una protesta davanti al plsso scolastico.
“Non è giusto che degli studenti debbano sentirsi rifiutati dalla scuola perché hanno i risvoltini ai jeans, dei piccoli strappi o delle toppe. Non è giusto che un adolescente che voglia esprimere la sua personalità con l’acconciatura del suo cantante preferito venga espulso proprio da una scuola che prova a promuovere la cultura attraverso la musica” – sostengono -.
“In un momento storico in cui la dispersione scolastica ha raggiunto numeri allarmanti la scuola non può permettersi di discriminare o selezionare gli studenti e le studentesse. La scuola, oggi più che mai, non può permettersi di essere così respingente” – spiegano i manifestanti -.
Il sit in è stato organizzato in coincidenza con la firma che i genitori dei ragazzi e delle ragazze di seconda e terza media dovranno apporre per il patto di corresponsabilità, cioè un regolamento redatto dalla dirigente dove famiglia e studenti dovranno rispettare. Chi decide, insomma, di non firmarlo dovrà valutare di cambiare scuola.
“Qual è il rischio? L’espulsione dalla scuola? Può una scuola espellere la maggioranza dei suoi iscritti? – si domandano lgli attivisti – È giusto che i genitori abbiano il coraggio di manifestare il proprio dissenso e che siano partecipi anche in questo caso, dell’educazione dei propri figli e delle proprie figlie. Che si faccia un regolamento realmente condiviso dalla comunità educante, in questo caso scuola, studenti e famiglie, e che rispetti davvero i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”.
E concludono: “Facciamo appello a tutte e tutti coloro che ritengono che le misure adottate in questa scuola, nella persona della dirigente, siano escludenti e discriminatorie”.
Giulia Rosati