C’è attesa per il prodigio. San Gennaro deve sciogliere il suo sangue contenuto nella ampolla custodita nel Duomo di Napoli.
Il Santo Patrono della città veglia sui partenopei e con lo scioglimento del suo sangue rivolge l’augurio e la protezione alla metropoli all’ombra del Vesuvio.
Quando non avviene è un brutto presagio. Accadde così il 23 novembre del 1980, il sangue non si sciose e Napoli fu colpita da un sisma devastante. Tra Sacro e Profano ci sono i napoletani che amano faccia ingialluta quella della statua del Santo.
L’attesa del miracolo per cui le ‘Parenti’ (anziane donne napoletane, che nell’immaginario popolare discendono dal santo e da eusebia) pregano ogni 19 settembre, intonando canti e invocazioni al santo.
Proprio oggi c’è l’anniversario della decapitazione del giovane vescovo di Benevento. Il sangue si sciolse per la prima volta nel 17 agosto 1389 anche se non si esclude che possa essersi verificato anche prima.
Migliaia di cittadini e fedeli affollano come sempre il Duomo di Napoli il secondo dei tre appuntamenti con il miracolo.
La prima liquefazione dell’anno è quella che si attende il sabato precedente la prima domenica di maggio quando il busto e il reliquiario con la teca e le ampolle, insieme ai busti d’argento dei santi compatroni di napoli, vengono portati in processione, dal duomo alla basilica di santa chiara, in ricordo della prima traslazione delle reliquie del santo da Pozzuoli a Napoli.
Giulia Rosati