La Consulta ha deciso e legifera al posto del Parlamento troppo impegnato a lavarsi le mani. Gli ermellini hanno deciso sì al suicidio assistito.
È un verdetto storico. Il suicidio assistito non è reato. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con una sentenza che suona come uno schiaffo al Parlamento .
Per la Consulta non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
L’intervento degli ermellini “si è reso necessario per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018”.
Infine: “Rispetto alle condotte già realizzate, il giudice valuterà la sussistenza di condizioni sostanzialmente equivalenti a quelle indicate”.
Il verdetto della Consulta è riferita al caso del radicale Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, il quale il 27 febbraio 2017 dopo aver accompagnato in una clinica svizzera per il suicidio assistito Fabiano Antoniani, conosciuto come il dj Fabo (rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale), si è autodenunciato.
Ed è così finito sotto processo davanti alla Corte d’Assise di Milano, che nel 2018 ha investito della vicenda la Corte costituzionale. Oggi il verdetto.