Cemento selvaggio a Volla, il consiglio regionale approva la grande sanatoria. Vincono i comitati d’affari e la cricca della malapolitica

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Signori e signori ecco la grande porcata. Con un blitz estivo il Consiglio regionale della Campania zitto, zitto con un accordo trasversale – gli unici che si sono opposti sono stati i 5 Stelle – è riuscito ad infilare all’interno della legge-calderone del 7 agosto del 2019 n.16 detta della ‘Semplificazione’, – l’articoletto 17 – che nei fatti consente una sanatoria generalizzata degli abusi edilizi.

Un intervento chirurgico-legislativo, nascosto, occultato tra le norme, commi, e codicilli che interviene sulla legge regionale n.10 del 18 novembre 2004 “Norme sulla sanatoria degi abusi edilizi” e retroattivamente consente di sanare gli abusi.

È la leggina ponte invocata a furor di popolo – con la benedizione dell’assessore regionale all’Urbanistica e alla Pianificazione del territorio Bruno Discepolo – per ‘aggiustare’ situazioni illecite perpetrate dall’industria del mattone selvaggio contro ogni decenza sui territori dei comuni campani.

Qualcuno l’ha ribattezza ‘norma Volla’, il riferimento è al comune alle porte di Napoli che curiosamente non rietra nella zona rossa e dove sono stati vomitati, in pochi anni, tonnellate e tonnellate di cemento.

Non c’è da meravigliarsi se a Volla si contano più sportelli bancari in rapporto alla popolazione di una metropoli come Napoli. Da queste parti il denaro gira e la filiera del cemento non si ferma mai.

A Volla una cricca di costruttori, imprenditori, prenditori, studi tecnici, amministrazione locale, politicanti, uffici comunali e con il contributo determinante di note ‘entità’ hanno occupato il territorio e vomitato metri cubi e metri cubi di cemento armato in deroga a tutti gli strumenti urbanisti, imponendo una prassi delinquenziale che ha puntualmente bypassato ogni norma, regolamento e legge.

In assenza, non casuale, di un piano regolatore, di norme di salvaguardia e ora del Puc, le bande predatorie dei cementificatori hanno invaso di calcestruzzo ogni spazio. Perfino le zone F destinate ad uso di attrezzature e servizi pubblici oppure le aree catalogate come agricole sono state stravolte attraverso arditi trucchetti e cambi in corso d’opera di destinazione d’uso.

Alla fine – in barba anche alla decenza – sono sorti palazzi, villetta a schiera, accatastamenti di abitazioni, centri commerciali, attività, garage, capannoni industraili e depositi per il terziario.

Il comune di Volla nel 2004 – non per una congiura – attraverso una commissione d’accesso è stato sciolto dal presidente della Repubblica per infiltrazione della camorra nell’attività amministrativa.

A dire il vero è cambiato poco o niente da allora. Addirittura nell’attuale consiglio comunale ci sono i reduci di quella stagione o personale politico riconducibile a quegli anni e a quelle vicende. Costruire a tavolino un articoletto di legge era fondamentale, determinante, di vita o di morte.

Con due clamorosi blitz dei carabinieri, a marzo e maggio scorso su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola su richiesta dei magistrati della Procura della Repubblica di Nola si è effettuato un primo sequestro in via Traversa Privata di Vittorio, via Leopardi, via Rossi, via Dante Alighieri, via Fraustino, via Sambuco e piazza Vanvitelli di 250 appartamenti per un valore di 60 milioni di euro con 16 indagati tra costruttori, imprenditori, tecnici e impiegati comunali.

In un altro blitz si sono apposti i sigilli complessivamente a 33 unità abitative (23 appartamenti e 13 villette) per un valore commerciale pari a circa 7.5 milioni di euro. Il reato contestato ai vari proprietari-committenti, progettisti e responsabili delle imprese esecutrici dei lavori è di avere realizzato immobili a destinazione abitativa in totale difformità dei permessi di costruire rilasciati e in violazione della normativa urbanistica, in pratica di aver costruito abusivamente.

Il copione è sempre lo stesso. Le pratiche edilizie non risultavano conformi alla normativa urbanistica: a fronte di permessi per costruire regolarmente rilasciati per realizzare complessi immobiliari con destinazione non residenziale (centri medici, parcheggi, servizi scolastici) – come prescritto dalla normativa perché immobili ricadenti in zona “F” – con successiva SCIA in sanatoria si è proceduto al cambio di destinazione d’uso in abitativo/residenziale.

Ora con l’articoletto 17, il Consiglio della Regione Campania si è assunto la responsabilità politica di sanare lo scempio. È stato cucito il vestitino per le prossime elezioni regionali. Una sanatoria generalizzata, indegna e della vergogna scolpita attraverso l’articolo ‘kamikaze 17’ contenuto all’interno della legge cosiddetta di Semplificazione che retroattivamente opera e cambia alcuni comma di un’altra legge regionale del 2004 “Norme sulla sanatoria degi abusi edilizi”.

Nei fatti si legalizza l’abusivismo, si consente di sanare l’insanabile, si riconosce la filiera abusiva e criminale del cemento selvaggio ocme motore economico della Campania, si irrobustisce e qualifica quel circuito illegale del ciclo del cemento i suoi affluenti. È un clamoroso colpo di spugna non sono calato sui territori della terra ferma ma allargato all’isola d’Ischia.

Arnaldo Capezzuto

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