Forse è il passaggio più delicato dell’audio segreto del presunto ‘patto anti-sindaco’ e lo pronuncia Stefano Buono, capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale e con alle spalle una importante esperienza politica a Napoli e anche una consiliatura in Regione Campania.
“Lo logoriamo, dopo una settimana si arrende. È finito…” sentenzia l’esponente del Sole che ride mentre discute al sicuro da orecchie indiscrete con altri colleghi. Parole seguite poi da ragionamenti politici di Ciro Langella (Agorà), dell’altro consigliere dei Verdi Marco Gaudini, di Gabriele Mundo (Riformisti democratici) e di un altro consigliere di Agorà Carmine Sgambati.
Il clima è di frustrazione, di inutilità, di non contare nulla. I voti dei consiglieri – sempre corretti con il primo cittadino – non incidono nel cambiare concretamente le cose in città. Uno sfogo sbagliato per il linguaggio adoperato triviale ed a tratti greve e gergale e per la pretesa di poter imporre una sorta di volontà ricattatoria al sindaco Luigi de Magistris.
Occorre però decontestualizzare ed essere indulgenti rispetto ai fatti che colti nell’asetticità del giudizio e smontati dal puzzle della politica pratica appaiono sgrammaticati nel rispetto del patto fiduciario di fronte ai cittadini-elettori e nell’espletamento della funzione pubblica.
Da mesi a Palazzo San Giacomo si gioca una partita fatta di mosse e contromosse, di tira e molla e appuntamenti rinviati. Tutto intorno gravitano campi magnetici che conducono dritti a Palazzo Santa Lucia dove un combattivo e arrembante Vincenzo De Luca in gran segreto tesse paziente la sua tela.
Da tempo nello studio del primo cittadino le forze politiche sono state chiamate ad esprimere personalità per mettere in cantiere un rimpasto della squadra di governo. Tanti incontri e ragionamenti. Poi improvvi stop e lente riprese. Uno stallo che ha innescato sfiducia, frustrazione e il grande sospetto degli esponenti di altre forze politiche di essere ‘usati’, ‘adoperati’ e poi gettati alle ortiche.
Accade quando non c’è dialogo, quando c’è silenzio, quando ci si nasconde. Le incomprensioni crescono, divampano, si trasformano in mostri. Sono profezie che si autoadempieno, autoconvinzioni, giochi di correnti e poi la rabbia diviene incontrollata e deborda trovando il suo culmine – come è accaduto – nella screanzata riunione a porte chiuse per elaborare un presunto ‘patto della congiura’ e disarcionare Luigi de Magistris dalla guida della città.
Chi conosce la realtà magmatica della politica sa bene che mai e poi mai una personalità forte, carismatica come quella di de Magsitris si fa mettere alla porta.
Quella discussione per toni e contenuti sembra assomigliare a quella del lunedì mattina nel bar dello sport dove si discute alla Cetto La Qualunque con l’uso del ‘Qualunquemente’.
Se restiamo ai fatti i Verdi, Agorà, Riformisti democratici sono le forze politiche di maggioranza più fedeli nel sostenere – senza se e senza ma – de Magistris.
Gli stessi Verdi – ad esempio – quando hanno perso il loro assessore all’Ambiente Maria D’Ambrosio non solo non hanno cercato e chiesto compensanzioni ma non hanno mai messo in campo azioni ritorsive.
E Stefano Buono a tarda notte scrive su Fb : “Era toni sicuramente folkloristici dettati dalla circostanza di trovarmi in un luogo non aperto al pubblico ed alla presenza di colleghi con cui animatamente mi confrontavo, ma i contenuti della conversazione appartengono ad un gergo politico, oggi comunissimo in ogni consesso civico, mediante il quale si discute di ruoli politici ai quali tutti, anche quelli che oggi mostrano la purezza d’animo, legittimamente aspirano essendo stati eletti dalla città”.
Poi aggiunge l’esponente dei Verdi finito insieme al collega Gaudino sotto la lente del partito : “Tutto nei rigorosi limiti del gioco delle parti politiche e del rispetto delle prerogative che la legge assegna al Sindaco. Tra l’altro, il nostro intento, più volte apparso sui quotidiani, coincide con la volontà di candidare a componente della futura giunta comunale, una delle migliori risorse del nostro partito dei Verdi”.
Per chi sostiene che il tono era minaccioso, Buono sottolinea indignato: “Mai nessuna minaccia ho eseguito nei confronti di chicchessia; anzi la camorra, e con essa ogni forma di violenza, l’ho denunciata quando è stata piazzata una bomba fuori il capannone industriale di mio padre”.
E conclude : “Non abbiamo mai fatto mancare il nostro leale sostegno al Sindaco, anche nei momenti difficili, e non verrà meno adesso.Sono sempre più convinto di lavorare per la città di Napoli; l’ho sempre fatto e continuerò a farlo non avendo timore di alcun giudizio, tranne che della mia coscienza che è sempre stata, e sempre lo sarà, pulitissima e senza scheletri nell’armadio”.
Rino Formica, anni addietro, diede una definizione di politica che fece scalpore. Tolse in un colpo solo l’aureola inappropriata di nobiltà, definendo la politica per quello che è veramente “Sangue e merda”.
I protagonisti della riunione ‘ascoltata’ da qualcuno che si è visto sbattere la porta del potere in faccia vanno giudicati per le loro azioni politiche e della responsabilità che si assumeranno in Consiglio comunale alla fine i cittadini-elettori sapranno discenderne e giudicare.
Pier Paolo Milanese